Qualsiasi colore di pelle, qualsiasi taglia, qualsiasi professione: la Barbie del nuovo millenio aveva già mostrato la sua versatile democraticità. Così tutte le bambine possono rispecchiarsi nella bambola più famosa del mondo, basta con le critiche sulla sua vita plastificata e poco realistica e credibile.
E nel 2020 il mondo Barbie osa ancora di più. Sono state appena presentate versioni nuove e audacissime, fra queste quella che mi ha più divertito è Ken con i capelli lunghi. Proprio lui, vituperato per anni, per l’immagine da bravo ragazzo yankee, noioso fidanzato ideale dal sex appeal da manichino (dell’Upim , di diceva una volta) ci spiazza con un look alternativo e grunge.
Se Ken diventa un po’ maledetto, le Barbie inclusive sono purtroppo un po’ sfortunate: una ha la vitiligine, un’altra una protesi e una terza l’alopecia.
Capisco l’intento politically correct che vuole far sentire a proprio agio tutte le bambine, ma credo che Barbie dovrebbe limitare questa corsa verso l’ansia di proporre l’identificazione tout court. Giustissimo giocare sulle taglie e le differenze di etnia, ma sulle malattie magari si poteva anche soprassedere. Se si vuole trovare un’immedesimazione in una grave patologia, trovo più giusto e dignitoso questo tipo di bambola .
Barbie dopotutto ha sempre rappresentato un sogno e penso che potrebbe dignitosamente rimanere tale, la versione colpita dalla malasorte mi sembra un po’ un controsenso. E poi comunque il ventaglio delle disgrazie è amplissimo: perchè c’è la bambola mutilata e non quella cieca?