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Serie thriller su Netflix

“Tu”: meglio diffidare del fidanzato perfetto

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Le vacanze sono il momento perfetto per un’abbuffata di serie Tv, infatti ho appena finito di vedere le puntate di Tu, psyco-thriller lanciato il 26 dicembre su Netflix. Le ho guardate tutte in un paio di giorni. Dopo il primo episodio ero così sconcertata, e divertita, dalla mancanza di coerenza da voler vedere dove andasse a parare.

Il protagonista è Joe Goldberg (Penn Badgley, l’ex Dan Humphrey di Gossip Girl ). In questa serie diventa un libraio newyorkese, con tendenze psicotiche, che spacciandosi per fidanzato perfetto nasconde invece pulsioni omicide. La vicenda, tratta dall’omonimo romanzo di Caroline Kepnes parte con l’incontro fra Joe e Beck. Ma la protagonista femminile, biondina hipster molto graziosa, interpretata dall’attrice Elizabeth Lail, è purtroppo il personaggio ritagliato peggio di tutta la serie.

La storia prende avvio nel giorno in cui Beck si reca nella libreria di Joe per comprare un romanzo di Paula Fox. Lui glielo vende, raccontando che la talentuosa autrice è anche la nonna di Courtney Love (un pizzico di realismo non guasta mai!) e poi rimane intrigato dagli occhioni e dal sorriso della ragazza.

Lei paga con la carta di credito e (ahiahai!) e scherzando commenta anche sul suo nome di battesimo, si chiamerebbe Guinevere così per semplificare usa il cognome, appunto Beck. E così per il libraio comincia, molto facilmente, l’attività di stalker. Cerca la bella sui social e ovviamente la trova in un attimo su Twitter, Facebook e Instagram.

Scova anche l’indirizzo (pericoloso farsi geolocalizzare da Instagram!) e si piazza a spiarla davanti al bell’appartamento, nel Village, della ragazza. Intanto lo spettatore scopre che Beck, nonostante viva in questo quartiere newyorkese cosi fico e alla moda, è squattrinata.

Frequenta amiche ricche e ricchissime, come una certa Peach (interpretata da Shay Mitchell di Pretty Little Liars), fa aperitivi e cene, tanti brindisi anche per dimenticare i problemi economici.

E’ così al verde che non ha budget per comprarsi un paio di tende (neppure all’IKEA?), infatti appena arriva il fidanzato (un biondo tatuato che passerà molti guai) i due fornicano con passione. Incuranti ed esibizionisti davanti a una grande finestra, al primo piano, con luce accesa: insomma si vede tutto e di più.

Lo vediamo noi e lo vede Joe che non è per niente contento. Quando consumato l’atto, il fidanzato, per un impegno social improrogabile, se la squaglia, lei (forse annoiata) fa altre cose erotiche. Naturalmente sempre visibili da noi spettatori, da eventuali passanti, oltre che da Joe il guardone.

A questo punto sono iniziate le mie perplessità, aumentate dal fatto che nella polverosa libreria di Joe c’è, stranamente, un basement super tecnologico dove si restaurano i libri antichi. E dentro questa cantina-magazzino high tech è stata costruita addirittura una “gabbia”, in vetro. Insonorizzata a chiusura stagna.

A cosa servirà? Perché di prime edizioni da risanare in libreria non ne girano? E come mai Joe proibisce all’altro commesso di tenere la chiave?

Insomma, a metà del primo episodio, anche lo spettatore più ingenuo comincia a preoccuparsi della personalità borderline di Joe. Oramai ha conquistato la bionda Beck, anche se lei, spesso e volentieri, grazie a Tinder, se la spassa con tanti sconosciuti.

Ma nonostante l’allegra attività sessuale, la ragazza è comunque sempre lamentosa mentre Joe si industria per apparire come il fidanzato perfetto. Ma l’apparenza inganna sempre, anche nelle trame più banali e scontate.

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2 Replies to ““Tu”: meglio diffidare del fidanzato perfetto”

  1. Sono al settimo episodio…che stufia!
    A parer mio sarebbe una serie da 5/6 episodi al massimo, l’idea di base c’è, ma sta diventando lungo e noiosetto.
    Hai decisamente ragione, il peggior personaggio è proprio la bella back, piagnucolona e debole di carattere, il migliore è Paco!
    spero mi riservi una sorpresa finale, altrimenti sarà pollice verso.

    1. Hai ragione Paco è quello che recita meglio, volevo parlarne anch’io, poi si chiama Luca Padovan, magariè un nostro connazionale (veneto?)
      Sono contenta che condividi la mia opione 🙂

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