Keira Knightley è condannata ai film in costume e questa volta le è andata bene. Interpretando Colette nel biopic sulla scrittrice del regista Wash Westmoreland è molto brava e convincente. La pellicola, sui primi anni parigini dell’autrice più trasgressiva del secolo scorso, è vivace e coinvolgente. Forse perchè non è stata girata dai francesi che avrebbero senz’altro indugiato di più nella glorificazione del personaggio. Invece la coproduzione Inghilterra-Usa ha garantito più equilibrio, storico e biografico.
Di film sulla scrittrice, che è asssurta a monumento nazionale, ne sono stati fatti tanti, questo è solo un frammento della sua lunga e sfaccettata carriera.
La vicenda inizia con la giovane Colette, ventenne, quando ancora si chiamava Gabrielle Sidonie, che lascia il suo ridente paese natale per trasferirisi a Parigi e sposare Henry Gauthier-Villars, meglio noto come Willy. Un estroverso donnaiolo che ha il doppio dei suoi anni e la introduce nel suo bizzarro entourage letterario.
Nella pellicola è reso molto bene lo stupore di Colette per l’ambiente eccentrico e ambiguo in cui sguazza il marito che, per sbarcare il lunario, sfrutta un paio di quelli che oggi si definerebbero “ghost writers”, li fa scrivere per lui e non li paga. Perchè con la letteratura sopravvivere è sempre stato particolarmente difficile, anche nella sfavillante Parigi della Bella Epoque.
Willy non è un grande scrittore ma un uomo furbo e fiuta il talento della giovane moglie che ha già cominciato a manifestare un certo spirito trasgressivo che può trasformarsi in materiale letterario. Willy ama lo scandalo e la incita a produrre per lui.
Colette viene letteralmente chiusa in casa (ok, nella villa in campagna che lui subdolamente le regala) e obbligata a produrre pagine su pagine. Così nascono le avventure piccanti di Claudine, che diventano una serie per cui Parigi impazzisce, la coppia Colette-Willy diventa un caso e il conto in banca si ingrossa.
Ai tempi alle scrittrici donne non si dava molto credito, quindi nonostante le proteste di Colette, che voleva almeno co-firmare, Willy riesce a convincerla che nascondere la vera identità dell’autore di Claudine avrebbe portato frutti migliori.
Willy narciso, bugiardo, egoista e traditore. Sfrutta Colette e la tradisce. Lei per un po’ soffre e sta al gioco, poi comincia a ribellarsi. I dialoghi delle loro schermaglie sono fulminanti, e anche nella traduzione italiana conservano guizzi e ironia.
Willy invecchia e ingrassa mentre Colette diventa sempre più bella e provocante. Il film rende molto bene, con un ventaglio di emozioni che vanno dalla nostalgia alla rabbia, il divario sentimentale che inizia a separarli.
Colette evolve nel personaggio della donna talentuosa, creativa e risoluta. Mentre Willy, dopo aver cercato di rubarle per sempre i diritti d’autore, si ripiega su se stesso, sperando invano di far rivivere Colette-Claudine in qualche altra giovincella. Da pigmalione finisce per essere un triste parassita. Dominic West, l’attore che lo interpreta è molto efficace e incisivo nel rendere il personaggio!
Colette è un film da vedere: ispira le ragazze (anche meno trasgressive della protagonista) a credere in se stesse e nel proprio potenziale. A osare per affermare il loro talento.
Ad arrabbiarsi e scandalizzarsi, pensando a quanta strada abbiamo percorso, quanta polvere abbiamo ingoiato, per arrivare ad affermare i nostri diritti.