A un genitore viene naturale proteggere i figli da delusioni, dolore e fallimenti. Ma cosa accade quando la voglia di risparmiare sofferenze e sbagli ai figli sconfina in un eccesso di protezione? Ad affrontare le conseguenze di genitori iperprotettivi sulla crescita psicologica dei figli è lo psicologo Giorgio Nardone in un articolo apparso sull’ultimo numero della rivista Psicologia Contemporanea.
L’esperto sottolinea che per crescere un individuo ha bisogno di confrontarsi con ostacoli e disagi. La capacità di reagire alle difficoltà non può essere tramandata dai genitori ai figli, ma va conquistata con l’esperienza diretta, sbagliando, inciampando e rialzandosi più forti e consapevoli.
I genitori iperprotettivi, sostituendosi ai figli nell’affrontare i problemi, evitano loro disagi e frustrazioni solo nell’immediato. Quando l’amore diventa limitante i figli non riescono a costruirsi un’identità. Senza poter verificare le loro capacità di affrontare gli ostacoli cresceranno insicuri. O peggio matureranno un’eccessiva fiducia in se stessi. Entrambe condizioni che li porteranno a non saper reagire ai fallimenti, a sviluppare una personalità fragile e a non sapersi relazionare in modo sano.
Ma c’è di più. Uno studio condotto dallo psicologo dell’età evolutiva Jerome Kagan ha scoperto che i bambini cresciuti in famiglie iperprotettive da adolescenti tendono a essere più ansiosi e fobici. Il rischio di sviluppare disturbi d’ansia, attacchi di panico e fobie è maggiore del 70% rispetto ai figli di genitori non iperprotettivi. Conseguenze da non prendere alla leggera, dal momento che la salute mentale è un elemento chiave della felicità.
Altri studi hanno confermato che l’iperprotettività genitoriale è all’origine di buona parte delle psicopatologie dell’adolescenza, così come della demotivazione all’impegno, alle responsabilità personali e sociali osservata spesso nelle ultime generazioni.
Ma come evitare di ostacolare la crescita psicologica dei figli? Secondo Nardone occorre incoraggiare l’autonomia e l’indipendenza dei figli:
“Tutto ciò non sta a significare che i figli vadano lasciati a se stessi, bensì che la cosa migliore è dar loro aiuto solo quando è strettamente necessario o quando viene direttamente richiesto”.
I genitori, prosegue Nardone, non dovrebbero mai sostituirsi ai figli nel fare ciò che non sono in grado di fare. Un esempio pratico riguarda i compiti a casa. I genitori secondo lo psicologo dovrebbero lasciare che i bambini li svolgano in autonomia, rivedendoli insieme solo dopo che hanno finito. Mai fornire loro le risposte, bensì incoraggiarli a trovarle da soli.
Se i bambini appaiono spaventati, occorre rassicurarli, magari accompagnandoli con la voce, ma senza evitare loro l’esperienza diretta della paura che solo se affrontata può trasformarsi in coraggio.
Sono stata fortunata. Io sono iperprotettiva e ansiosa . Una mamma rompiscatole. Ma ho una figlia furbissima che si è scrollata presto di dosso ansie e rompimenti e si è avventurata piano piano senza apparire e senza far danni ma ostinata come un rinoceronte per la sua strada. Facendo quelloc he voleva col sorriso sulle labbra.
Bravissima tua figlia 🙂
e anche tu dai, che fai coming out!
Parole sante! anche se a volte è difficile vederli sbagliare, la cosa migliore che possiamo fare è lasciarli sbagliare. Staremo comunque sempre dietro di loro, perchè imparino ma non siano soli. I miei genitori erano ansiosi ma piano piano hanno iniziato ad esserlo meno e per me questo ha significato molto, ho potuto acquistare più responsabilità e più sicurezza in me negli anni e per questo li ringrazio.
Infatti è difficile fare un passo indietro e accettare il rischio, l’eventuaità, che i nostri figli sbaglino!
Bravi i tuoi genitori 🙂