L’idea di diventare madri è tanto spesso edulcorata, raccontata come necessaria e imprescindibile nell’identità femminile. Ma la psicologia della maternità è molto più complessa, scomoda e sfaccettata. Peccato che parlarne sia ancora considerato tabù. Quando lavoravo in una rivista dedicata alla gravidanza e alle dinamiche familiari, non si potevano fare inchieste e servizi che descrivessero problematiche, timori ed emozioni negative. Era proibito turbare le mamme in attesa.
Il mondo materno doveva essere sempre luminoso e attraente. La realtà purtroppo non è così, ma pochi hanno il coraggio di ammetterlo e soprattutto pubblicare storie non proprio a lieto fine sul panorama della maternità.
Lo fa un libro profondo e attualissimo. Si intitola Interruzioni, era uscito nel 2016 ed è alla seconda edizione. Un insieme di quattro racconti (scritti da Camilla Ghedini, giornalista e autrice ferrarese) che esplorano con lucida onestà le emozioni più private, profonde e anche dolorose riguardo alla genitorialità.
Un flusso di coscienza che descrive, con lo stile del dialogo e del monologo, dubbi, paure e incertezze attorno alla decisione e il desiderio di diventare genitori. I bambini nascono prima nella nostra mente, poi nella pancia. Ma quanto questa pulsione può essere vera e quanto invece è solo spirito di emulazione e voglia di conformarsi alle regole sociali? E chi sceglie di non procreare pecca di egoismo e superficialità?
Camilla Ghedini affronta poi anche i lati più oscuri dell’essere madre, fino ad arrivare a esplorare la psicologia di una madre-mostro. Un’infanticida, una donna da vivisezionare nella prima pagina della cronaca nera. L’autrice, con grande sensibilità, riesce a entrare in un terreno intriso da sentimenti inenarrabili con una delicatezza e una profondità tali da coinvolgere e commuovere.
E’ difficile essere madri ma è altrettanto complesso essere figli. Questo libro, in un altro racconto, affronta il tema attualissimo del testamento biologico. Parlando di una figlia che non si è mai sentita amata e accettata dalla propria madre. Un racconto così vero e toccante (Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby l’ha letto con commozione e ha scritto l’introduzione al libro), da essere stato trasformato in uno spettacolo teatrale. Una piece interpretata da Gianna Coletti (nella foto piccola il manifesto), con la produzione di “Spericolata Quinta” e la regia di Renzo Alessandri.