Forse ho avuto una gestione troppo allegra della mia pasta madre. Dopo averla desiderata tanto, invidiato chi la usava…appena è stata mia, come spesso succede, l’ho data per scontata. E adesso “lei” si vendica. Non uso “essa” pronome degli oggetti inanimati perchè la pasta madre è viva.
Anzi la mia è vivace, alive and kicking, come si dice in inglese.
Ho letto che molti entusiasti panificatori fai-da-te danno un nome al loro lievito. Chiamerò la mia semplicemente Pasta.
Dopo essermi trastullata (e vantata) con varie tipologie di panificazione: dalla foccaccia al rosmarino a quella con le olive, dai panini integrali con le noci a quelli di manitoba con il sesamo, (oltre alla pizza tutti i giovedì!) sono diventata troppo disinvolta nel rapporto con Pasta.
Ero così rilassata nel farla crescere e prosperare da fare il rinfresco (quando la si nutre la pasta con acqua e farina per farla continuare a vivere) con troppa nonchalance. Senza il dovuto rispetto. Con una presunzione da pivella.
E allora Pasta mi ha rimesso in riga. Ero già stata avvisata un mesetto fa, quando dopo averla nutrita e rimessa in un contenitore in frigo, il giorno successivo, l’avevo trovata vagare tra i ripiani: era fuoriuscita dal recipiente dove l’avevo riposta e scivolava impavida verso il piano di sotto, alla conquista del tofu.
In quel caso il contenitore era piccolo con un tappo che non chiudeva ermeticamente perciò avevo sorriso e pulito, senza cogliere il messaggio di Pasta. Il suo non era uno scherzo ma un avvertimento.
Così, l’altro giorno, dopo averla messa in un tupperware più grande, con una bella chiusura a prova di fuga, l’ho ribeccata che, dopo aver raddoppiato di volume (e di forza), strisciava fuori, gonfia di ribellione.
Come un blob agguerrito, pronta a espugnare gli altri contenitori e prendere finalmente il potere del frigo. Così ho ripulito e l’ho blindata in due recipienti separati. Ma la sfida non era finita, ieri ha tentato l’evasione anche dal secondo tupperware.
Ho capito che devo correre ai ripari, così oggi ho trovato tutte le informazioni che mi mancavano per la corretta gestione del nostro rapporto. Adesso so che non posso lasciarle troppa libertà, devo “legarla” come consigliano gli esperti.