Nel 2012 avevo letto come più o meno tutti (3 milioni di copie vendute, traduzioni in 30 Paesi), il giallo best seller del ginevrino Joël Dicker che aveva deluso tutte le mie aspettative. Mi ero sciropppata il copioso volume, circa 800 pagine, per vedere dove andasse a parare e alla fine è stato il trionfo dell’ovvio.
Probabilmente non ricordavo bene i dettagli, dopo sette lunghi anni, e così ho guardato la serie ispirata al romanzo. Bellissima e suggestiva la fotografia della natura, nello stile del regista e produttore Jean-Jacques Arnaud (Sette anni in Tibet, L’orso), toppatissima invece la scelta del casting. La storia si svolge in due spazi temporali: nel 1975 e nel 2008. E tutti i persoanggi quindi godono di due versioni: giovani e invecchiati. Peccato che per la stragrande maggioranza abbiano scelto attori che non si assomigliano. Oppure siano truccati da anziani in maniera ridicola.
La vicenda inizia a metà anni’70 quando il giovane e affascinante scrittore Harry Quebert affitta una mega casa vista lago in una località del Maine chiamata Sommerdale. E’ un tipico paesino da telefilm americano che strizza l’occhio a Twin Peaks, atmosfera idilliaca che nasconde torbidi intrighi a base di giovani ragazze dalla sexy innocenza che manda in tilt la moralità dei maschi del luogo.
Chi fa la parte di Harry Quebert trentenne? Patrick Dempsey, affascinante dottore di Grey’s Anatomy che in realtà ha 54 anni. Un po’ vecchio per il ruolo e si vede molto. Certo è anche produttore della serie e quindi visto che investiva i suoi soldi non hanno potuto togliergli la parte!
La seconda tranche della storia, è 2008 (tutti avevano dei gran Motorola Startac!) e chi fa il vecchio Harry Quebert? Sempre Dempsey, invecchiato con dei gran capelli ricci e grigi, un po’ troppi e tanto imbizzariti. La giovane protagonista, Nola, di cui lo scrittore si invaghisce, ha solo 15 anni, è molto bella, secca secca come una top model e spesso sembra demente. Lei non invecchia perchè la fanno fuori. Un problema in meno per il casting.
E naturalmente c’è il tipico diner americano, dove la cameriera con il grembiule attillato ha sempre la caraffa in mano e chiede H24:
“Ancora caffè tesoro?”
Nel diner si reca spesso un certo Marcus, giovane scrittore prodigio newyorkese che cerca di indagare per scoprire chi ha ucciso la bella e irritante Nola. Ma spesso gli mettono i bastoni fra le ruote e lui fa un po’ il broncio.
Tanti sono i sospetti e come vuole la teoria ottocentesca di Cesare Lombroso, se sei brutto magari sei anche colpevole. Harry Quebert è bello quindi è forse accusato ingiustamente. Insomma va avanti così tra un clichè e un deja-vu. Originalità zero, sorpresa pure.