Ieri sera al cinema, a fare la fila davanti al botteghino dei biglietti erano tutte ragazze, comitive di amiche. C’era un bella atmosfera di allegria e complicità: tutte insieme al cinema perchè il mercoledì sera, a Milano, il biglietto per le donne costa meno e anche perchè erano uscite in gruppo per vedere L’inganno, l’ultimo film di Sofia Coppola, remake in chiave femminista de La notte brava del soldato Jonathan, pellicola uscita nel lontano ’71.
La storia è tratta da un romanzo The Beguiled, scritto da Thomas P.Cullinam e pubblicato nel ’66. La vicenda si svolge nel 1864 in Virginia, in piena guerra di secessione.
Nordisti e sudisti si massacrano e lo scenario della pellicola è un collegio femminile, un’isola di pace in mezzo a un bosco, dove un’integerrima direttirice ospita pochissime ragazze orfane. Tra lezioni di francese, di cucito e di musica, le signorine sopravvivono, nascoste dal mondo e impaurite dalla guerra.
Finchè un giorno, raccogliendo funghi, una delle ragazzine trova anche un soldato ferito, un nemico, a vedere dal colore della giubba. Per carità cristiana, per l’innata tendenza femminile all’accudimento e anche per curiosità, l’uomo viene ospitato e curato nel collegio, ma la convivenza suscita problemi e tensioni.
Nel film del ’71, il soldato era quell'(allora) gran macho di Clint Eastwood che anche con una gamba squartata faceva un certo effetto su un branco di “signorine” di varie età. Provocava bieche rivalità e gelosie tra le ragazze che bramavano la sua attenzione. Proprio nel momento in cui nella società nasceva il movimento delle donne, questa pellicola dipingeva le signorine del collegio un po’ come delle Erinni arrapate.
Pericolose, manipolatrici e vendicative. (L’archetipo femminile di ogni incubo maschile)
Per il povero soldato Jonathan infatti non finiva bene per niente.
Nella nuova versione cinematografica, Sofia Coppola, (che ha anche vinto il premio per la miglior regia a Venezia) narra la vicenda sotto una diversa angolazione, con un’ottima introspezione nella psicologia femminile delle protagoniste.
Ne L’inganno Colin Farrell è il soldato ferito, Nicole Kidman la direttrice del collegio, legnosa e pericolosamente incline a esercitare sconsiderate azioni chirurgiche, Kirsten Dunst, l’insegnante in astinenza d’amore, Elle Fanning, la fanciulla più zoccola.
In uno scenario quasi teatrale, la vicenda si svolge solo nell’elegante magione del collegio e nel giardino adiacente, in un’atmosfera onirica e fiabesca, le signorine sono belle e gentili con il ferito ma lentamente diventano sempre più pericolose.
Le attenzioni del soldato sono merce rara e le protagoniste, perfette nel loro manierismo bon ton, fanno a gara per conquistarsele. Anche a costo di colpi bassi. Pizzi, crinoline e acconciature perfette, sotto cui si cela il lato più dark della psicologia femminile.
Il talento di Sofia Coppola è stato quello di raccontare tutto ciò senza giudicare, in un crescendo di tensione. Ha espresso inquietudini e rivalità femminili, senza esagerare, senza isterismi stereotipati. Con onestà e spessore. Sì, perchè le donne possono anche essere cattive, specialmente se provocate.
E non c’è bisogno di scomodare le Erinni.
Quando il soldato John (nel secondo film gli hanno abbreviato il nome) ieri sera, sullo schermo, ha fatto un po’ troppo il furbo, le allegre comitive delle spettatrici in sala, hanno capito subito che stava rischiando grosso. E quando poi, tra le signorine del collegio, è arrivata l’idea di risolvere la situazione con la vendetta, scommetto che, il pensiero collettivo sia stato:
“Evvai Nicole! Fagliela pagare!”