Quando ero ammalata, mentre i malviventi baresi morti ammazzati di Carofiglio mi angosciavano e facevano alzare la febbre, ho trovato un modo di lenire gli affanni leggendo il memoir di Marisa Borini, la madre di Carlà e Valeria Bruni Tedeschi.
Intuisco cosa penserà qualcuno: sei così mentecatta da preferire la scrittura della signora Marisa Borini in Bruni Tedeschi a Gianrico Carofiglio?
Beh, sì. E non mi vergogno. Almeno lei è schietta, divertente e non ti fa venire gli incubi.
La biografia di questa signora, oggi ottantenne, totalmente sopra le righe, mi è stata regalata da una cara amica che conosceva il mio debole per Carlà e famiglia.
Tutto è cominciato con le canzoni in francese sussurrate dall’ex premiere dame e poi ho cominciato ad amare ed apprezzare molto anche Valeria (sì ormai da vera fan le chiamo per nome) e quindi la bio della madre era per me una lettura essenziale.
La signora Marisa ha avuto una vita incredibile, un po’ come una favola. Bella, di origini modeste, con grande intraprendenza e un infinito amore per la musica, si è divertita da subito. Poi si è sposata molto bene e ha continuato a suonare il piano, a fare concerti e girare il mondo.
…Nicole e io avevamo fatto conoscenza di due austriaci molto belli, Maximilian e Werther. Due gemelli, abbastanza maturi per noi, vale a dire più che trentenni, formidabili ballerini…Si rassomigliavano come due gocce d’acqua, era molto difficile distinguerli, ma ci innamorammo tutte e due dello stesso, Werther. Dicevo a Nicole: “Ma prendi l’altro è uguale!” Niente da fare voleva Werther anche lei.
Questo è un esempio della prosa del memoir che è pieno di storie di famiglia. Narrate con ironia e aneddoti, in uno stile irriverente come si usa fra parenti.
Ma il libro è anche denso di confessioni più emotive e coinvolgenti, come il racconto della malattia del primogenito Bruni Tedeschi, Virginio, morto per l’Aids.
Marisa Borini rivela anche la verità sul padre di Carlà: un diciannovenne amico di famiglia con cui ha avuto una relazione di due anni. Lei ne aveva invece trentacinque, in un tempo in cui le MILF non erano ancora state sdoganate.
Avevo la febbre, tossivo e prendevo il libro, che serviva come paracetamolo.
Leggevo un po’, ridevo e mi sentivo meglio. I capitoli sono slegati fra loro, senza continuità, una variegata lista di fatti e riflessioni.
Quindi, rintronata dall’influenza, potevo anche aprire a caso e divertirmi comunque.
Quando Carlà divenne premiere dame, con Sarkozy andò in visita dalla Regina Elisabetta. Sgarrando un po’ sul protocollo invitarono anche Marisa Borini…
La cameriera che mi era stata destinata aveva disfatto la valigia…allineato i miei gioielli su dei piccoli teli di lino..si presentò al momento del bagno. Io, ovviamente, le risposi che mi sarei arrangiata da sola. Che imprudenza! Le tubature erano talmente vetuste che ci sarebbe voluto un ingegnere per farle funzionare.