Ho appena finito di leggere un libro bellissimo: la storia di Blasco, un cão de Água, (tradizionalmente il cane dei pescatori portoghesi) e la sua padrona Marina. Come in tutte le relazioni più belle, l’incontro avviene per caso ed è un colpo di fulmine: di solito sono i cani a sceglierci e così è stato anche in questa storia.
Blasco e la sua padrona vivevano felici e contenti finchè un brutto giorno il cane si ammala. E questo piccolo memoir, tenero, commovente, ma anche ironico, racconta la lotta del cane contro la malattia e l’amore della sua padrona che fa di tutto per curarlo.
E’ solo un cane e sapevo che prima o poi inevitabilmente avrei dovuto dirgli addio…Va così con i cani e lo sappiamo già in partenza.
Questo scrive l’autrice razionalizzando suo malgrado.
Ma poi coinvolge chi legge nella sua battaglia contro il male bastardo che ha colpito Blasco e racconta tutto nei dettagli: dal suo punto di vista e da quello del cane. Sì, perchè cane e padrona oramai vivono in simbiosi e così l’escamotage letterario riesce alla perfezione perchè è facile immaginare quello che Blasco pensa e vorrebbe dire!
Marina è premurosa e ansiosa come una mamma, Blasco è forte e coraggioso, ha un certo senso dell’umorismo e reagisce bene alle cure.
Poi l’autrice ha scoperto che incredibilmente Blasco, adottato in una località vicino Milano, in realtà è nato a Gambassi, il paese della Toscana dove sessanta anni fa, durante la seconda guerra mondiale, si erano proprio rifugiati i suoi nonni per sfuggire alle persecuzioni nazifasciste. Un segno del destino?
Probabilmente sì. I nonni si erano salvati e allora perchè, maledizione, non dovrebbe farcela anche Blasco? Questa piccola storia appassionante parla della capacità di lottare, di speranza e di dedizione. Fa sorridere e anche piangere, dovrebbero leggerlo tutti… anche eventualmente i padroni di gatti!
Mi incuriosisce molto. Non è troppo commovente? Non sarebbe il momento giusto
No, affatto. Riesce a essere leggero anche narrando la storia di una malattia. La parte più divertente è quella delle testimonainze del cane, perplesso davanti alla sollecitudine e ansia della padrona, che lui chiama “la mia Infermiera” 🙂
Mi è piaciuto tantissimo, anche se l’ epopea di Blasco noi amici di Marina la seguivamo da mesi su facebook (e da lì qualcuno le ha chiesto a gran voce di farne un libro) e da quella contrapposizione, post su Facebook verso libro, capisci ancora una volta il mestiere e il talento cosa significano. È proprio questo tono semplice, affettuoso, apparentemente ingenuo che ti consola nel leggere il libro, mentre la storia di famiglia ci si intreccia inevitabilmente, perché sarà solo la perdita di un cane, ma ti mette davanti tutta la tua storia di perdite e ritrovamenti nella vita.
e la parte finale in cui Blasco, dato per spacciato e pronto all’ eutanasia ritrova balzi di vitalità innamorandosi della cagnetta dei vicini in calore, ecco, quella è la fase in cui uno si riconsola pensando che la vita è veramente più forte di tutto.
Ti ringrazio tanto per avermelo fatto scoprire… e poi adesso sono anche più affettuosa con Lola!