Siamo state assieme per vent’anni (sì, perchè l’ho conosciuta alla prima ecografia, che cadeva giusto in questi giorni, nel lontano ’96 quando era lunga neanche una decina di centimetri) e ieri Anita si è trasferita in una residenza universitaria a Pavia per studiare medicina.
Sono felicissima per lei e l’ho molto incoraggiata in questa scelta di autonomia ma oggi mi sento un po’ strana. Sarà la sindrome del nido vuoto?
Leggendone i sintomi penso di non essere ancora in pericolo, anche perchè il nostro di nido non è vuoto, c’è Emma ben felice di allargarsi e duplicare il suo spazio.
E poi c’è Lola, la sorella pelosa, che era un po’ ansiosa quando ieri ha visto parcheggiato nel corridoio il bagaglio di Anita che stava per prendere il volo. I bagagli significano vacanza e potrebbero anche significare pensione per cani, ha pensato Lola con preoccupazione.
Ma vedendo che, a parte Anita, il resto del branco era rimasto a casa, se n’è fatta una ragione.
Però oggi pomeriggio mi sono quasi stupita di non vedere la mia primogenita tornare da scuola. Ho aperto la porta della sua camera, ho guardato i pupazzi solitari di fianco al letto e ho capito che qualcosa é decisamente cambiato. Il mio bebè, oramai di una certa età, si è dileguato, ha intrapreso la sua strada. Dopo un’estate di studio e più di un mese di test, con uno stress che neanche gli Hunger Games, è stata bravissima ed è riuscita a raggiungere il suo obiettivo.
Qualche giorno fa mentre cercavamo insieme un certificato utile e obbligatorio per la sua nuova vita, ho preso il dossier “Anita”, il faldone dove avevo catalogato tutti i suoi documenti, letteralmente dalla nascita in poi.
Infatti ho trovato la cartelletta di dimissione dall’ospedale, il braccialetto con la quale è stata identificata e poi anche il foglio della pediatra che mi scriveva come fare il primo brodo di verdura….e commossa glieli ho mostrati mentre lei mi chiedeva impaziente:
“Ma allora il test di Mantoux, l’ho fatto o no?”
“Vedi, poi ho aggiunto anche la patata e la zucchina…”
“Quindi devo cercare dove lo fanno questo test e trovarlo subito!”
“Sai…tu non hai mai fatto storie con la pappa!” e mi sono asciugata una lacrimuccia, senza farmi vedere. Poi ho buttato via la ricettina, mentre lei googlava veloce tra i centri diagnostici della città.
Che tenerine che siamo! Un bacino
Eh sì, è proprio così anche se è vicino è un po’ uno choc!
La lacrimuccia è scesa anche a me.
Brava Anita!
Passerò i complimenti 🙂
Congratulazioni!!! Standing ovation per Anita. Entrare in una delle facoltà più prestigiose é sicuramente motivo di orgoglio.
Bravissima!!!
P.s ho deciso di puntare tutto sulla Fr@
Non resta che comprare il prosecco!!! 🙂