Sono una ficcanaso sempre a caccia di conversazioni e storie altrui. Anche perchè le mie faccende personali devo censurarle perchè i miei famigliari mi leggono e criticano. Allora per salvaguardare la pace domestica devo andare a cercar notizie fuori casa. A questo scopo, uno dei luoghi antropologicamente più ricco di spunti è senz’altro quel tipo di negozio che una volta si chiamava “merceria” e tra fili, passamanerie e bottoni vendeva anche calze e mutande.
L’anno scorso sono stata in uno di questi mitici punti vendita, a Milano ormai rarissimi, e ho fatto la fila dietro a una signora all’apparenza molto “zia Pina”: verso i sessanta, vestita in modo semplice, messa-in-piega da bigodini del paleozoico e fisico tarchiato. Invece la zia Pina mi ha fatto aspettare un quarto d’ora perchè doveva scegliere un paio di autoreggenti nere velatissime con la cucitura. Non erano mai abbastanza sexy per lei e la commessa si affannava per trovare il paio giusto! Ma ho fatto ho aspettato volentieri perchè ero molto attratta dall’imprevisto e pesante sex appeal di Mrs. Pina.
L’altro giorno invece ho accompagnato Anita in uno di quegli store che sono ovunque e mentre lei provava jeans, jeggings e camicie (sapevo che l’attesa sarebbe stata molto lunga) e così mi sono fatta un bel giro nella zona lingerie. Ci sono arrivata a dire il vero seguendo una tipa con labbra e zigomi siliconati dalla femminilità incerta. Mutande, tanga, brasiliane, culotte, push-up e guepiere come se piovesse. Giravo guardavo e palpavo (odio il troppo sintetico) e mi sono subito imbattuta in una teen-ager che urlava alle sue amiche: “Adoro i corsetti!”
Non aveva ancora di che riempirli ma era ottimista.
Poi vicino alla cassa, c’era una cesta con delle mascherine di seta. Per giocare a mosca cieca?
Pare che piaccia a molti: infatti varie ragazze che sono passate di lì, le hanno soppesate commentando:
“Questa va bene per Pinco!”
“Guarda regaliamola a Pallina!”
“La compro per Tizia!”
“Sai a chi piacerebbe????”
Poi è squillato un cellulare:
“Ma ciaaaao! Tesoro, come staiiiii?”, la siliconata che pedinavo aveva una voce da baritono e non ho potuto fare a meno di scambiare un sorriso con un’altra signora alla cassa.
“Vuoi che venga anche la Marci?”
Io e la mia complice di ridarella avevamo già un’idea preconcetta di come potesse essere la Marci.
“Ti do il numero. No, ma che sciocco! Vuoi che la chiami iooo!?”
Avrei voluto veramente sapere se poi la Marci sarebbe andata ma purtroppo mia figlia aveva finito di provare e mi è venuta a prendere. Peccato!
10 Replies to “Antropologia della mutanda”
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Mannaggia Anita… ti potevi provare un paio di calze in più!
Ora non sapremo mai se la Marci farà parte del trio o no 🙁
ma tornerò lì presto a comprare magari un noioso pigiama e aspetterò fiduciosa altre puntate hot 🙂
Ma la Marcy era stata invitata a giocare a mosca cieca?
probabilmente è un esperta!
Ecco, siamo alle solite, quando si fa interessante c’è sempre qualcuno che viene arompere le uova nel paniere
E’ una legge della vita, della vita di Murphy 🙂
Pazienza per la Marci. Io volevo sapere a chi piacerebbe la mascherina!
(Fingo curiosità per non tradire il panico. Mi hai ricordato il problema dei problemi: dove trovare un reggiseno *normale*, che non pushuppi nulla???)
Ma che simpatico avatar!
hai centrato in pieno il problema oramai tutto è imbottito, anche anita si lamenta.
tutto deve essere popputo, chissà chi ha contribuito (di bestia) a questa sessualizzazione?
ti rispondo sulle marche nel tuo blog così sono sicura che lo vedi 🙂
anche io mi diverto un sacco a seguire conversazioni e peregrinazioni altrui! ora però vado a leggere da lgo!
Ottimo!