Post dedicato alle mamme delle bambine. Ma anche a quelle dei maschietti. Considerato che in questo momento violento il concetto di prevaricazione e uguaglianza dei sessi sta pericolosamente andando a ramengo. Negli ultimi tempi ho letto almeno tre post di madri preoccupate sullo stesso tema: ma le favole classiche così politicamente scorrette, retrograde e pericolose per i neuroni delle nostre bambine, dobbiamo boiccottarle?
Quanti danni fanno, in una società già densa di Grandi Fratelli, sesta di reggiseno e veline uber alles?
Ok, ci rincorriamo tutte sugli stessi temi, ma questo mi sembra importante, fondamentale nell’educazione delle nostre figlie e quindi non una semplice ripetizione. In questi giorni le ragazze non possono nenache più uscire la sera senza rischiare e quindi riparlare di Barbablù mi sembra quasi doveroso.
Un’alternativa intelligente alle storie di principe e principesse esiste, sono i libri sulle ragazze indipendenti, sulle eroine del passato, in questa collana si trovano biografie di ragazze toste del passato, scritte per le ragazzine, dai 9-10 anni in su. Noi l’abbiamo scoperta comprando il libro sulla vita di Anita Garibaldi, perchè spesso nonne affini, dicevano ad Anita quando si presentava:
“Ah! Come Anita Garibaldi!”.
Lei mi guardava con un’espressione interrogativa e così il libro era servito per scoprire chi fosse veramente questa giovane sudamericana. Sabato invece, siamo andate a vedere Caravaggio e alla libreria della Pinacoteca di Brera, ho visto il libro della stessa collana su Frida Kahlo. Non ho resistito e l’ho comprato per Anita. Anche edulcorata la vita della pittrice messicana è proprio agli antipodi di quella della demente Biancaneve.
Si è sposata quel panzone egoista, infedele e ubriacone di Diego Rivera, l’ha amato e ha sofferto tutta la vita. Ha dipinto quadri angoscianti. Ma è una delle poche pittrici donne al mondo. Ho insistito su questo. Sulla sua forza e determinazione. Ho glissato sui quadri pieni di sangue e di strazio. Ho sperato che stanotte le mie figlie non avessero incubi. Forse il salto da Cinderella a Frida è stato un po’ azzardato e pericoloso, ma il libro lo leggeremo insieme.
15 Replies to “Da Biancaneve a Frida Kahlo”
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Io sono pro Cenerentola, ma anche pro Frida.
Perchè è giusto non edulcorare troppo la realtà che ci circonda, ma nemmeno togliere ai bambini la poesia delle pricipesse e dei lieti fine.
Io vorrei che Dafne esercitasse appieno la sua consapevolezza, riconoscendo per tempo le situazioni potenzialmente pericolose… ma che non perdesse quello stupore e quella meraviglia di fronte alle bellezze del mondo.
Perchè il mondo è bello!
A me non fa schifo per niente.
Io non credo in dio, ma credo tanto nelle persone. E conosco centinaia di persone belle, persone in gamba, persone buone.
E mi rifiuto di spaventarmi del mondo e credere che adesso i cattivi siano più dei buoni.
Vorrei che anche per Dafne fosse così. Non voglio che nasca nella paura, non voglio che nasca nella diffidenza.
Vorrei solo essere capace di insegnarle a valutare attentamente le situazioni, ad aumentare la sua consapevolezza di stare al mondo… ma con la libertà (preziosissima) di concedersi anche delle leggerezze, di ridere a crepapelle, di circondarsi di tantissime persone (uguali e diverse da lei) senza averne timore.
Lo so… mi chiamano Pollyanna mica per niente.
Ma io ci credo davvero.
La colpa non è di Cenerentola: la colpa è di quel deficiente di suo padre che non sa proteggerla da una persona evidentemente cattiva.
Insegnare a distinguere il bene dal male, ecco tutto.
Perchè il male esiste, ma il bene che ci circonda è sicuramente superiore!
Frida è stata un’artista eccezionale, una donna con una forza e un’intelligenza straordinarie… ma è stata un’infelice.
Io vorrei solo che Dafne fosse felice. Con l’intelligenza di Frida, e con il lieto fine di Cenerentola.
Tutti mi dicono: ‘tu la fai sempre semplice’. E’ vero…
Ma perchè deve essere tutto difficile? 🙂
Non sottovalutare le fiabe classiche, non esistono solo biancaneve e cinderella… e consiglio cmq le versioni originali. Lascia stare la disney! La sirenetta di Andersen alla fine non sposa il principe! I bambini non sono adulti e hanno bisongo di entrare piano in questo mondo, in punta di piedi a volte. Le favole dei Grimm sono un ottimo esempio di classici cinici, crudi e persino violenti! La vita poi avrà modo di presentarsi in tutte le sue componenti negative… lasciali sognare un pò, almeno per ora.
🙂
🙂
Concordo pienamente. La realtà rappresentata dalle fiabe è troppo lontana dal vero e parlare di modelli forti, concreti e reali le aiuta a crescere molto di più.
Secondo me la realtà a cui loro si raffrontano, i loro ideali e i loro valori li “assimilano” osservando noi e tutte le persone che hanno intorno: qualsiasi cosa si legga loro, con le adeguate spiegazioni in base all’età, non penso che faccia questa gran differenza; la differenza la fa leggere con loro qualcosa che piace molto anche a noi (mitica extramamma): quindi, secondo me, vanno bene sia Cenerentola che Anita!
Leggo ogni giorno e ogni sera fiabe a go-go e leggo precisamente cosa dice la storia, osservando la faccia di Luna passare dal disturbato all’indignato, al preoccupato e poi tornare serena verso la fine. A volte sogna matrigne che abbandonano i figli (che dire del fatto che pure io, convivente di un uomo separato e che ha già un figlio, sono una matrigna? Come spiegarle che non tutte le matrigne sono delle streghe?), sogna orchi e mostri, o talponi che vogliono sposare pollicine, e così via.
Così, alla fine, si entusiasma molto di più quando le racconto di mia bisnonna che portava le pecore al pascolo, o di come si sono conosciuti i suoi nonni , o di quella volta in cui, da piccola, io…. (cut).
Io amo le fiabe dei fratelli Grimm ma non tutte. Ho boicottato Hansel e Gretel perché non mi sembra rassicurante per un bambino pensare che esistono genitori capaci di abbandonare i propri figli (per quanto questo sia vero… spesso e volentieri cerco di proteggerli anche dalla realtà, almeno finché sono piccoli). E ho anche boicottato le varie principesse, semplicemente perché credo che anche in questo caso il messaggio non sia positivo: si insegna alle bambine che basta essere belle (e guai a non esserlo) perché un principe arrivi e ti sposi. Insomma, vedo queste principesse come le veline di una volta. Oltretutto credo che il concetto di “principe azzurro” abbia rovinato molte delle mie coetanee, che se ne stanno li’i in attesa dell’uomo ideale. Ovviamente l’uomo ideale non arriva mai, perché non esiste. Esistono uomini eccezionali, ma con i loro difetti e i loro momenti di debolezza.
Non credo che siano così “pericolose” certe fibe classiche e non credo spetti tutto alla mamma il diritto di scegliere cosa deve piacere ai propri figli, credo invece che fin da piccoli abbiamìno le loro preferenze e sia giusto anche lascire loro questa libertà.
Una delle caratteristiche più intriganti delle fiabe è quella di saper mescolare l’antico con il nuovo senza rinunciare al gusto del racconto, alla magia della parola, al piacere della fantasia.
E questo passa anche da certe fiabe messe tanto in discussione.
Ti consiglio Christine Nostlinger autrice per ragazzi, che rompe il conformismo delle regole imposto nei racconti per bambini, sensa rinunciare a una buona storia.
Penso che l’educazione delle nostre figlie passi attraverso la definizione del posto che hanno nel mondo: rivolgersi a loro senza differenze di genere (rispetto ai fratelli e ai maschi in generale) è per me un passo importante e una fondamentale chiave educativa. Certo è difficile: il mondo che le (ci) circonda è assolutamente strutturato e sessista, le differenze sono usate in maniera strumentale (Silvio uber alles). La nostra fiaba preferita era quella (inventata in casa) di una principessa in jeans, camicia a quadri e stivaloni di gomma che faceva di mestiere il giardiniere e combatteva un drago non con la forza (che non ci piace mai) ma con la superba intelligenza: ne spegneva il fuoco con l’acqua dell’innaffiatoio e lo rendeva suo collaboratore in giardino. Buffo…
Grazie di tutti i commenti, sono contenta di suscitare un po’ di contradditorio:
@Mammafelice
Come dice il tuo nome, non puoi essere nichilista
:-)) Capisco il tuo punto di vista e lo condivido anche, scusa forse ho un po’ esagerato, mi sono fatta prendere la mano. Ho le bambine oramai grandi e quindi sono più cinica. Certo, a una treenne mica possiamo dire “molto probabilmente incontrerai un deficiente, che anche se principe, ti avvelenerà l’esistenza”. Però si può dire che essere “principessa” significa sapersela sbrogliare da sola, distinguere il bene dal male e potersi divertire senza essere giudicata. Quindi direi che, con qualche sfumatura, concordiamo!
@Margherita
Hai ragione la Disney ha imbruttito notevolmente la faccenda. Sono d’accordo sui sogni, è un diritto dei bambini, ma se possono evitare di sognare stupidate il risveglio da grandi sarà meno duro:-))
@Renata
😉 grazie del supporto, @Pimpa3 dici una cosa importante che ribadisce anche Rossana: partecipare, leggere insieme e commentare, anche le fiabe un po’ fuori tempo, così sono interpretate e fanno molti meno danni.
@Claudia,
sono con te: anch’io ho qualche amica ancora in attesa, perenne, del principe!
@Chiara
proverò la scrittrice che mi consigli. Sui gusti dei bambini hai ragione: a ognuno i suoi anche se sono ancora mini.
@Desian
La tua fiaba piacerebbe molto alla mia secondogenita che è allergica al rosa principesco e non :-))
@Chiara
Rettifico: Anita dice che Christine Nostlinger la conosce e le piace molto. Ha letto “Ma che nano ti salta in testa” :-))
Non ti trovo affatto cinica, anzi…
Concordo nel dire che il Principe Azzurro non esiste. Nel senso che, forse, invece che aspettare di essere salvate da un uomo, occorre prima diventare donne.
Non so se mi spiego…
Io il mio Principe l’ho incontrato davvero… Però l’ho incontrato solo quando ero pronta: quando mi sono amata come donna, quando mi sono piaciuta, quando mi sono ‘salvata’ da sola.
Ed è questo, secondo me, che mi permette (a differenza del passato) di avere con lui un rapporto felice, ma soprattutto ‘pulito’: senza prevaricazioni, senza botte, senza soccombere.
Vorrei che Dafne imparasse per tempo ad amarsi, per saper riconoscere i Principi e i Marrani… e soprattutto per capire che MAI, per nessuna ragione al mondo, bisogna far dipendere la propria felicità da un uomo (e nemmeno la propria infelicità).
Mamma che noiaaaaa 🙂
Sto esagerando vero?
E’ che questo argomento mi piace un sacco… mi è partita la grafforrea (esiste?… se non esiste, piuttosto la risolvo con riso in bianco e patate lesse ahhaaa)
Dolce notte!
Non sarò obiettiva perché Frida Kahlo la amo tantissimo e credo abbia fatto molto per noi donne. La sua vita è stata sia una fiaba che una tragedia, a fasi alterne. Credo sia sano come messaggio da dare ai figli. E che sia importante
proporre, far loro conoscere cose diverse. Poi sceglieranno loro, ma intanto hanno ricevuto stimoli.
Ciao!
L’idea di parlare ad una bambina di Frida Khalo, cominciando dai suoi colori e dalla sua forza di donna, mi piace molto. Non solo per l’aspetto “storia con donna di carattere”, ma anche perchè così si scopre che, anche in un mondo maschile come la pittura, le donne ci sono state eccome!
sonia
Anch’io volevo chiamare Anita la mia seconda figlia ! Ma poi era un maschio e quindi l’abbiamo chiamato Ettore (il meno sborone tra gli eroi).
Per la mia treenne, mi sto documentando sulle fiabe popolari italiane: mi piace l’idea di proporle una narrativa più vicina alla nostra cultura.
Purtroppo io non mi ricordo più le fiabe che mi raccontava mio nonno (mi ricordo solo che il Fasulin da l’occ era una specie di pollicino, nel senso che era furbo e coraggioso) e quindi mi sto facendo consigliare dal mio libraio, che oggi mi consegnerà una (spero) corposa bibliografia.