Una biro e uno straccio. Una cartelletta gialla senza elastici. Una foto di un bambino che ride. Un’immagine di un’anziana che abbraccia una donna. E’ una caccia al tesoro frustrante e infinita.
Le mie figlie mi chiedono le cose più strane nei momenti meno opportuni. Vogliono questo e quello. Subito, immediatamente. Perchè l’ha chiesto la maestra o la prof.
Quando le vado a prendere da scuola Anita ed Emma stanno zitte. Il percorso da scuola a casa è costellato da una conversazione stitica, dalla sequela arida delle mie domande: “Come è andata?”, “Avete compiti?”, “C’è qualcosa che devo firmare?”, “Come era il pranzo?”.
E i loro riluttanti commenti: “Mmmmmm”, “Niente”, “No”, “Non mi ricordo”.
Poi improvvisamente a una certa ora, a volte mentre cucino, altre quando si lavano i denti prima di andare a letto o alla peggio anche quando mangiano i cereali a colazione la mattina dopo, uno squarcio nella mente le fa urlare: “Mamma! Ma io devo portare oggi una foto di un bambino che piange!”
“Ho bisogno di una cartelletta altrimenti mi dà una nota!”
“Devo avere un foglio di rame per arte!”
E’ sempre una drammatica urgenza, senza se e senza ma.
A questo punto una frenesia malata percorre tutta la famiglia.
“Prendi la nota chissenefrega, dovevi dirmelo ieri” sarebbe la mia risposta e invece come una tossica pronta a svaligiare una farmacia, corro in cartoleria all’ora di chiusura.
Come una photo-editor impazzita cerco su Google una nonna affettuosa: “Deve abbracciare una donna…no lì c’è un uomo non va bene, la maestra mi sgrida…” piagnucolava Emma stamane.
“Dovete dirmelo prima!” urlo e minaccio: “Questa è l’ultima volta…”
Ma so che non è vero, come il supplizio di Tantalo, sarò ancora succube delle loro richieste fuori tempo.
Una volta una psicologa che intervistavo per lavoro, mi ha detto che una delle cose più difficili da insegnare ai figli sono i contesti. Cioè la cosa giusta da fare/dire/chiedere nel momento più appropriato. Sante parole, perchè, ammettiamolo, non ci azzeccano neanche gli adulti… e quasi per niente le insegnanti.
4 Replies to “Qui e ora”
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HAI ragione da vendere….e ti capita mai che ti chiedano soldi x varie iniziative alla mattina alle 8 meno 10 e se tu nn li hai o li hai ma nn giusti, senza resto scoppia un putiferio? ma che sono , un bancomat?
e poi ti portano le circolari da firmare mentre ti lavi i denti alle 7.30…..x nn parlare del materiale, a volte sclero di brutto, è proprio una caccia al tesoro.
forse è vero che è difficile insegnargli la contestualizzazione, ma santiddio, se te lo chiedo cento volte……basta rspondere, no? mah che pazienza che ce vò
a proposito di diete: ho sentito una battuta in televisione meravigliosa. L’uomo maschilista che chiede : perchè la donna, che da sposata mangia soltanto crackers integrali e yogurt quando divorzia chiede alimenti per venticinquemilaeuro al mese?
🙂
Emily anche a me ogni tanto viene richiesto di travestirmi da bancomat, sempre nei momenti più assurdi. Ma c’è sempre di peggio…
A una mia amica che faceva yoga, mentre era nella posizione a testa in giù, il figlio le ha fato vedere un suo disegno capovolto!
oh ma che bello…pensavo di essere sola a “dar di matto” a certe richieste ad orari assurdi o in momenti non opportuni…e fossero difetti di mio figlio quelli di: mugugnare qualcosa in risposta alle mie domande sulla scuola, di chiedere le cose sempre all’ultimo momento, di pretendere tutto e subito ogni volta che ha una esigenza…
mal comune davvero mezzo gaudio!