Qualche giorno fa ero in piscina con mia figlia, per un pomeriggio piacevole e tranquillo. In posizione strategica sui lettini, fra sole e ombra per leggere e chiacchierare. A un certo punto decido di interrompere la pigrizia per fare qualche bracciata, poi tornando verso l’ombrellone vedo un arzillo e sconosciuto cinquantenne seduto di fianco a mia figlia.
Chi è e cosa vuole quello?
Mi avvicino perplessa e vedo che il nostro intruso ha un’espressione preoccupata disegnata sul volto mentre brandisce il cellulare con disperazione. Poi passa lo smartphone a mia figlia proprio mentre oramai sono arrivata fra loro. Sente il mio sguardo interrogativo e si volta verso di me per spiegare.
“Mi scusi ma non sono di Milano e ho un grosso problema!”
Continuo a guardarlo dubbiosa e allora cerca di spiegarsi meglio.
“Mi hanno taggato in una foto su Facebook e da ieri mi chiamano tutti i miei amici…mia moglie sa che non facevo niente…”, il tono è denso di preoccupazione.
“Non sono capace a togliere il tag…. è da ieri sera che provo… signorina mi può aiutare, per favore?”, sta implorando mia figlia.
E lei con laggerezza della nativa digitale (cercando di non ridere) fa la sua buona anzione verso l’anziano handicappato tecnologico e toglie quell’imbarazzante tag.
Lui è contento, sembra anche ringiovanito, senza tag può scorazzare tranquillo. Però c’è un piccolo dazio da pagare: sono curiosa e so che non può negarmi i dettagli (altrimenti potremmo sempre minacciare di rimettere il tag!).
“Ma scusi che foto era?”
“Ma niente…ero alla Balera dell’Ortica”
“Quella che va tanto di moda ed è consigliata ai turisti americani anche dal New York Times?”
Mi guarda stranito, ma sa che deve dirmi qualcosa in più.
“Ero con una tipa che mi ha taggato…. a mia insaputa…ma non succederà più!”