Tutto stranamente piccolo: in scala ridotta. Sono tornata nel paese dove ho trascorso i primi nove anni della mia vita e quello che ricordavo c’era ancora ma era rimpicciolito.
Perchè quando vivevo lì ero di taglia minuscola.
Sono tornata nella chiesa dove ho fatto la prima comunione da sola, perchè nella domenica giusta avevo un gran febbrone. Ho rivissuto il panico e la vergogna di quando ho dovuto attraversare la navata da sola. Mi sembrava di avere tutti gli occhi addosso e di dover percorrere chilometri, mentre invece ho scoperto che in realtà erano solo pochi metri.
Poi mi sono ricordata del bambino di cui mi era innamorata all’asilo: lo vedevo solo oltre una rete, perchè le suore erano severissime e odiavano la promiscuità, poteva essere pericolosa!
Perciò maschi da una parte e femmine dall’altra.
Così lui era bello e irrangiungibile. Però sapevo il nome e il cognome. E quel cognome l’ho visto su tutte le auto in giro nel paese: ha una concessionaria.
Poi c’era invece una bambina bastarda, più grande. Si divertiva a giocare con me per comandarmi e farmi paura. Un brutto giorno mi aveva convinto che sarei andata in prigione perchè avevo rotto il porta matite di suo fratello (accusa oltrettutto falsa) e così ogni sera che in tv c’era una certa sigla di musica sinfonica dai toni cupi e roboanti, mi mettevo a piangere e correvo a nascondermi a letto per non farmi trovare dai carabinieri che sapevo sarebbero arrivati a minuti.
(Naturalmente l’amichetta mi aveva ordinato di non dire niente a mia madre)
L’incubo è durato per almeno un anno.
Così sono andata a cercare la casa dove viveva questa ragazzina, era una palazzina nel centro del paese. Abita ancora lì e c’era anche una bella targa sul portone.
Volevo fare un graffito minaccioso con scritto “a volte ritornano…la pagherai…” ma sono stata una signora e mi sono trattenuta.
Poi ho visto la strada dove ho imparato ad andare in bici, la mia scuola, il panettiere e anche la panchina davanti al Comune dove, a sette anni, andavo a giocare con una mia amica e facevamo finta di essere grandi: avere quattordici anni e sette figli!
8 Replies to “Operazione nostalgia”
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Però, quattordici anni e sette figli, wow! (Ma anche io qualche volta a Milano torno a trovare il fantasma di me stessa bambina).
Infatti, una roba da accaponare la pelle 🙂 Ma allora sembrava un futuro splendido anche senza essere principesse, solo casalinghe disperate!
Comunque c’è qualcosa di tenero e surreale nel rivedere, come ben dici tu, il fantasma di noi da piccoli!
Me stessa piccina la ritrovo spesso, il paesello dove ho vissuto fino ai 19 anni è vicino e ci torno in rapido pellegrinaggio ogni tanto. Cerco nelle strade e tra le case la magia della mia infanzia e della mia adolescenza che però si è ormai persa nei nuovi condomini e nel traffico quasi cittadino. Ha il sopravvento la malinconia e così me ne vado velocemente.
Alla bambina bastarda però un dispetto lo potevi fare!!!!
Ahahah ricordo benissimo anche il nome e il cognome della piccola infame e, diciamolo, era anche un po’ cessa! Però vabbè le mando solo qualche accidente!
Anch’io non ho trovato la mia casa, che aveva intorno anche un bel giardinetto, c’erano tanti palazzoni lì intorno e non sono riuscita più a localizzarla. anch’io ho provato, come te, un po’ di malinconia.
Mi hai ricordato quando sono entrata dopo anni nell’asilo che frequentavo da piccola (anche quello gestito dalle suore, ma senza la separazione tra maschi e femmine per fortuna!) e tutto era diventato così minuscolo… persino la suora che mi incuteva tanto timore perché mi sembrava così grande e imponente era diventata più bassa di me, e io sono solo 160cm!! 😀
Non sapevi che le suore si restringono con il tempo? 😀
Anch’io avevo una suora sergente!
Ciao Patrizia! Anche a me fa effetto tornare nei luoghi della mia infanzia! Bellissime le tue descrizioni e pensieri!
Oh grazie di essere passata di qui 🙂