Un trionfo culinario. E’ quello che è avvenuto ieri a casa mia. Considerata la temperatura semiglaciale, la tosse di Emma e i compiti di Anita, abbiamo deciso di non affrontare un pomeriggio metropolitano e ci siamo chiuse in casa a cucinare. La molla, devo ammetterlo è stata “l’invidia del pane” che oramai nutro nei confronti del Sant’uomo che continua a panificare con successo in ogni minuto libero. Si è anche comprato il mattarello. E mentre impastava le bambine gli stavano a fianco estasiate. Elemosinando di poter fare un piccolo intervento nel meraviglioso laboratorio di cucina del papà.
Così per catturare un po’ di attenzione ieri mattina ho fatto gli yougurt (con la yogurtiera) ma per Anita ed Emma non era più una novità e non mi hanno degnato di alcuna attenzione. Allora ho tirato fuori l’asso dalla manica: il budino d’arancia.
Un colpo gobbo che mi è riuscito grazie alla Vegagenda. Un prezioso diario/manualetto di cucina vegetariana per talebani del tofu e simpatizzanti. Ci sono un sacco di ricette facili ed esotiche. Il budino di arancia è libanese e per farlo bastavano le arance, lo zucchero e la maizena. E così abbiamo provato.
Ques’ultima, mai usata prima, che fortunatamente avevo in casa perchè comprata per una ricetta con non avevo fatto, è magica.
Infatti, mentre Anita mescolava sconsolata il pentolino sul fuoco con il succo d’arancia con lo zucchero e la maizena, che doveva addensarsi ma continuava ad avere l’aspetto di una semplice spremuta, è avvenuto il miracolo. Improvvisamente si è creato il budino. Bello, denso, lucido e profumato. Incredibile.
Entusiaste abbiamo pensato che a noi Gualtiero Marchesi faceva un baffo, mentre mettevano il capolavoro in frigorifero a raffreddarsi.
Ma per le pari opportunità e soprattutto per conservare l’armonia familiare, ho anche fatto, questa volta con Emma, il salame dolce (il solo dolce che so fare da quando ero piccola e copio ancora dal mio vecchio Manuale di Nonna Papera, l’unico libro della mia infanzia che si è preservato intatto nei secoli e nei traslochi).
In questo caso la ricetta e rodata e quindi è andato tutto liscio.
Alla fine ho lasciato Emma a slurparsi via dalla terrina l’avanzo dell’impasto di cioccolata, burro e zucchero. Il mio impegno da brava mamma cuoca era finito e avevo bisogno di un break.
Mi sono messa davanti al computer ma dopo neanche cinque minuti è arrivata Emma e mi ha detto:
“Sai mamma, non sono tanto amica con Anita”
“Cosa vuoi dire? Avete litigato?”
“Sì perchè le ho chiesto una cosa… lei mi ha risposto male…allora io le ho dato un pugno…lei mi ha dato una spinta…e poi lei…invece io…ma lei è antipatica…fa sempre così….”
Ho smesso di ascoltare. E inserito mentalmente il pilota automatico. Ho cominciato a scaricare la posta, tanto le storie dei loro litigi sono tutte uguali.
“…lei mi ha detto facciamo la pace… e allora io le ho detto no: prima dimmi se hai capito dove hai sbagliato…”
Mi si sono rizzate le antenne: questa è la frase che io uso con loro.
La piccola Emma mi copia. L’ho guardata con tenerezza. Attorno alla bocca aveva una maschera marrone di cioccolata che confinava quasi con il naso e le orecchie.
“E Anita cosa ti ha risposto?”
Emma si è rabbuiata e ha sbottato:
“Mi ha riso in faccia. E ha detto: vai a lavarti la faccia, piccoletta”
4 Replies to “Più o meno chef”
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Succo d’arancia, zucchero e maizena hai detto? Da fare al volo! 🙂
Questi litigi mi fanno venire voglia di montare il palco per un’eventuale sorella a Luna. Almeno dirotto le menate su un’altra persona. :DD
(finalmente vedo il pdf di TuttoMilano! Brava) 😉
Ah, le sorelle.
Davvero hai ancora il manuale di Nonna papera? Perché l’unica cosa che mi ricordo è la crema armena e il principio mi sa che è quello del budino di arance.
Sii una santa donna, me la trovi e la posti? Risolleveresti un ricordo s’infanzia.
(Tenera la piccoletta. Ma quanto sono stronze le sorelle maggiori – io ne sono una).
@Ross, è un po’ che ne parli di questi numeri due, eh?
@Mammasterdam: la Pina che è in me ti ha già postato la ricetta della tua infanzia!
That’s an all round amazing piece!