Secondo le famose statistiche che oramai in combutta con gli onnipresenti sondaggi ci condizionano la vita, ora dopo le feste noi italians pesiamo due chili in più a testa. Sospetto che il triste pronostico sia realistico, ma ho deciso comunque di non pesarmi fino a febbraio. Tanto per non perdere il buonumore.
Ieri sera però ho letto con attenzione un libro che mi ha fatto perdere completamente l’appetito. Riconquistare il peso forma sarà quindi facilissimo. Ma non è una buona notizia perchè I mostri nel mio frigorifero indaga nel nostro mondo alimentare e rivela furbate e truffe angoscianti. Già da mesi, anzi anni, abbiamo letto di polli alla diossina, sottilette a base di escremento di topo, pesce “fresco” venduto tre anni dopo. Quindi ero preparata. Ma questo libro, scritto dalla giornalista Stefania Cecchetti non fa sensazionalismo, ma svolge un inchiesta puntuale e realistica su quello che possiamo acquistare al super, che mettiamo in frigo e sulle nostre tavole. Molti prodotti erano sospetti (non mi sono mai voluta chiedere ad esempio che cosa si nasconda dentro i wurstel o ai dadi di “carne”) e la conferma della loro natura “ambigua” non mi ha stupito, ma altri insospettabili mi hanno veramente spiazzato. Uno scoop allarmante, ad esempio, è quello sul pesto ligure nostrano. La qualità di basilico migliore è quella di Prà che secondo la tradizione deve essere colto quando raggiunge un’altezza di circa 10-12 centimetri e proprio in questo momento di crescita contiene la massima percentuale di metil-eugenolo una sostanza che ha effetti cancerogeni ed era molto usata come aromatizzante alimentare nel passato ma è stata messa al bando nel 2002 e permessa solo in piccole quantità. Quindi in questo caso è meglio usare il pesto industriale che si avvale di basilico più “acerbo”, perchè non è economicamente conveniente aspettare che cresca fino a dieci centimetri prima di coglierlo e utilizzarlo. Più la piantina è giovane meno metil eugenolo contiene.
E la bresaola valtellinese? L’unica carne che io, schizzinosa vegetariana, amo?
Oggi invece che da Sondrio, arriva dal Brasile ed è di zebù. Infatti anche le sigle Dop e Igp che dovrebbero garantire la territorialità, cioè la sicurezza che le norme UE e locali siano rispettate, rimangono una certezza un po’ aleatoria. Infatti l’ironia è che per legge solo gli ultimi due mesi di vita dell’animale vanno documentati.
Ieri sera sono arrivata a metà libro, poi l’ho posato sul comodino stremata. La buona notizia che ho trovato rigurada il minestrone di legumi surgelato: è OK. A cena faccio quello e poi continuerò a leggere per capire cosa si mangerà domani….
11 Replies to “Due chili dopo…”
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oggi ho aperto il TuttoMilano e ti ho trovata lì…complimenti! interessante l’articolo.
ciao!
Ludovica Ferrari
cavolo pure il pesto non va bene e noi ne consumiamo tonnellate…
mi toccherà comprarlo questo libro. comunque è un argomento che mi terrorizza.
m.
Meno male, stasera avevo già in programma il minestrone surgelato. Adesso ho pure la scusa per il marito che ha vissuto 5 anni a Genova e vuole solo pesto doc!
Grazie Ludovica!
Sul pesto …ero consapevole di lanciare una bomba, ma pare sia vero… a meno che non siano i produttori di salsa di noci che cercano di boiccottarlo!
A me piacerebbe tanto avere delle alternative… ma ci sono?
Io cerco di stare attenta a quello che compro, ma inevitabilmente devo fidarmi dell’etichetta.
E poi chi me lo dice che il pesto che faccio in casa, con il basilico che cresce sul balcone, non sia ugualmente ‘contaminato’ da inquinamento, aria, acqua, ecc…?
Mio marito dice sempre una cosa che io trovo molto saggia: abbiamo la mortalità più bassa del mondo, abbiamo il problema che ci sono troppi anziani e pochi giovani.
Forse allora non siamo poi così alla frutta (per restare in tema)… o no?
Del basilico sapevo, avevo letto tempo fa la notizia su un sito.
Io ho imparato a fregarmene anche un po’ (associato alla ricerca di cibo genuino e naturale, per quanto è possibile).
Per anni hanno demonizzato i surgelati, ora si scopre che è la nostra via di scampo: incredibile! 😀
guarda é un casino, latte, carne ricomposta, questa la conosci, persino le bistecche ricompongono, ho visto diversi servizi in Francia niente male, del dado e wustel sapevo, ma qui faccio attenzione un po’ a tutto, pero’ diciamocelo credo che ormai non ci sia piu’ dei veri prodotti al naturale..
per cui é meglio fare attenzione, ma non fasciamoci completamente la testa no?
pero’ il tonno che arriva dalla thailandia non lo compero..
Alcune cose le sospettavo, altre le vado a scovare leggendo le etichette, purtroppo molte informazioni sull’etichetta non le troverai mai (vedi la bresaola di zebù).Per fortuna in casa siamo grandi consumatori di minestrone surgelato…
sapevo del dado, delle merendine… del pesce…
adesso sto solo aspettando che qualcuno mi dica che la passata di pomodoro (quella confezionata) sia tossica. Uno dei miei figli mangia solo pasta la pomodoro. Se crolla anche questa mia ultima certezza sono fregata.
Mi ricordo un saggio consiglio di un pediatra ( che non posso seguire perchè i miei figli non mangiano un piffero) : variare, variare sempre. è il modo migliore per non rimanere fregati. intossicarsi un po’ con tutto, tante schifezze ma a dosi “omeopatiche” evitando come nel caso di mio figlio un’overdose di un singolo alimento, nel suo caso il pomodoro.
m.
c’è un libro sotto forma di romanzo di massimo carlotto che te lo consiglio, provo vedere se ritrovo il titolo….agghiacciante!
dopo averlo letto ho deciso (i buoni propositi del 2008) di accorciare la catena alimentare anche a costo di metterci una vita x gli approvigionamenti.
devo dire che ci sono riuscita, tutto sta nell’organizzarsi.
in questo modo la persona che produce l’alimento risponde in prima persona di quello che vende e io posso controllare la qualità e il confezionamento.
ma che fatica!
cara M, si anche il sugo di pomodoro nasconde insidie. Alcune sono rimarchiate da noi ma provengono dalla Cina e hanno dentro un po’ di schifezze innominabili. Cmq variare sarebbe veramente l’unica via d’uscita, oppure…sei pronta a piantare il rampicante di pomodoro sul terrazzo?
Emily, grazie della dritta, magari provo a cercarlo anch’io il titolo del libro di Carlotto 🙂