Sono in un brutto gorgo di lavoro che non mi fa veder la luce.
In compenso ho dato una sbirciatina a un rapporto Istat pubblicato due giorni fa sui quotidiani. Forse per celebrare la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, che cade il 20 novembre, il tema della statistica era lo stile di vita dei bambini italiani nel 2008. Molti gli aspetti prevedibili, solo un elemento mi ha stupito e scandalizzato. Si tratta dell’affaire-paghetta. Incredibile ma anche in famiglia delle pari opportunità ce ne facciamo un baffo. I maschi in famiglia hanno una mancia settimanale maggiore delle femmine. Vergogna! Vergogna! Vergogna!
Ecco i numeri: il 31% dei figli tra i 6 e i 17 anni percepisce la paghetta. DI questi il 32,7% dei maschi la ottiene regolarmente contro il 29,2% delle femmine. Fino ai 10 anni la percentuale rimane invariata, poi dopo quest’età i maschi continuano a prenderla con continuità, mentre per le femmine è un regalo una-tantum.
Perchè? Perchè alle ragazzine è negata l’indipendenza?
Mamme dei maschi, mi raccomando fate come la Carfagna (non è un’offesa ma sembra) lottate perchè l’uguaglianza tra i sessi non sia un’utopia. E’ tutto in mano vostra per cambiare il mondo.
8 Replies to “Le (dis)pari opportunità”
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brava hai fatto bene a sottolinearlo.
anche a me aveva colpito molto questa cosa…
Ma dai! Non ci posso credere!
Vedi te come me lo tiro su SuperT. Conta sul mio lato femminista Extramamma!
io nn la do a nessuno dei due così nn ci sono disparità eheheheh
Io ho solo Luna perciò gliela darò doppia. 😀
Vabbè, a parte gli scherzi, per non andare neanche tanto lontano, posso portarti il mio esempio. Figlia mezzana, ho due fratelli: uno più grande di due anni, l’altro più piccolo di quattro. A entrambi i maschi è stato permesso di studiare fin dove avrebbero voluto, perché pare che fosse importante avere un buon titolo di studio per un maschio. Io invece, solo ed essenzialmente perché femmina, quando sono usciti dei problemi familiari per cui mia nonna è diventata non autosufficiente, e aveva perciò bisogno di essere accudita, sono diventata la vittima sacrificale. I miei studi sono stati interrotti per badare alla nonna. “Tanto, a una femmina, non serve studiare”.
Settembre, 1993.
anche io ci sono rimasta particolarmente male. però mi ha colpito anche il fatto che la tecnologia si tramandi di padre in figlio: spesso le femmine sono tenute ai margini e al pc ci stanno solo i maschietti di casa. veramente terribile!
Brave mamme dei maschi sulle barricate!!!
@cara Ross
mi dispiace, bella schifezza, è successo anche a una mia amica, lei al tecnico perchè era una ragazza, il fratello al liceo. Ed era una famiglia illuminata e borghese del nord!
non ci posso credere, non nel 2008!!
io sono la prima di tre, gli altri due maschi, io sono finita in collegio, loro no, io non ho potuto prendere la patente C perché felmmina, non ho potuto fare il corso di salvataggio perché femmina, certe cose non si fanno, io avevo diritto ad una paghetta piu’ bassa dei miei fratelli, io dovevo fare alcune cose, loro no..posso andare avanti all’infinito..
siamo negli anni 80..
D’accordo con voi su tutto: una società civile e moderna non può creare questo tipo di disparità fra uomo e donna.
C’è da dire che, non sempre, questi buoni propositi vengono rispettati fino in fondo, nel senso che gli stessi genitori che crescono le figlie in modo che siano donne alla pari degli uomini, non lasciano che queste, fatta carriera, decidano di avere relazioni con uomini che guadagnano poco o comunque meno delle compagne. In poche parole: quanti accettano che la sia la donna a pagare mutuo e bollette? Non sto ovviamente parlando di uomini che trascorrono le giornate al bar, semplicemente di uomini con lavori poco retribuiti, che stanno con donne “in carriera”.