“…ci sono tutti gli omini, di tutti i mestieri..poi c’è il tonplan: guarda è bellissimo”. Emma da ore sta navigando sul sito del Lego. E’ in estasi.
“Cos’è il tonplan?” chiedo sospettosa.
“Questo, guarda mamma…” Emma zoomma sull’immagine di un meraviglioso plastico: una piazzetta in archiettettura yankee. C’è tutto: municipio, cinema, distributore e fontana.
“Town plan, piano della città!”, spiega la maestrina d’inglese che è in me.
Emma, frenetica, ha già zoomato su un’altra pagina: “La stazione di polizia! Qui fanno le foto segnaletiche…guarda qui rinchiudono i ladri, c’è anche wanted…è bellissimo. Ho deciso di chiederlo a Babbo Natale”.
Prima di rispondere guardo il prezzo: 149 euro. Alla faccia.
“Non so se gli elfi di babbo Natale sappiano costruire anche il Lego”, commento, sperando in una via d’uscita.
“Si può anche ordinare on-line”, continua Emma la furba, imperterrita.
“Mamma, guarda ho fatto la parure“, arriva Anita e mi mostra un abitino da cocktail taglia minimea abbellito da nastri e paillettes. Con borsina uguale e abbinata.
La mia primogenita si è gettata nell’ haute couture. Da ieri. Grazie a questo libro che insegna a fare vestiti, ha iniziato una produzione a cottimo. Nei modelli da ritagliare ci sono anche i nomi in francese e Anita si sta trasformando in un St.Laurent stakanovista.
“…oppure dici che è meglio chiedere a Babbo Natale la stazione dei vigili del fuoco?”
“…o l’aereoporto? E’ bellissimo!” , Emma è una bambina di grandi passioni, compulsiva e monotematica.
Nessuno le risponde ma lei continua a fare domande.
“…tu cosa mi consigli? E se prendessi solo l’autolavaggio?”
“Mamma cos’è la pochette?”, mi incalza Anita Gaultier. ” E il bustier?”
Abbandono le bambine al loro destino e vado a fare un massaggio di reflessologia plantare.
Con una terapeuta che non sa niente di me.
Appena finito mi chiede: “Lei ha avuto problemi alla nascita?”
La domanda mi coglie impreparata, cerco di rispolverare questa presistorica memoria.
“Ero podalica e mi hanno tirato fuori senza cesareo e senza forcipe…pare che il ginecologo fosse un Dio…”, cerco anche di giustificarmi.
“C’è ancora traccia del trauma”, mi spiega la reflessologa.
Annuisco stupita e forse comincio a capire molte cose. Sono uscita con il piede sbagliato…