Oggi io e le bambine siamo andate al cinema a vedere un film bellissimo intitolato Water Horse che narra, in chiave romanzata, la leggenda del mostro di Loch Ness. Il film è tratto dal libro di Dick King Smith, lo stesso autore di Babe e questo già è una garanzia. Nei trailer di apertura ci siamo dovute sorbire la visione di Scamarcio (con più occhiaie del solito) nudo sul letto che fornicava con la bella di turno. Non mi ricordo il titolo del film, chissenefrega non voglio certo pubblicizzarlo, ma ero molto imbarazzata con le bambine. Anche se avevo calcolato di arrivare venti minuti dopo per sfangare la pubblicità di film inopportuni, qualcosa di sconveniente me lo sono dovuto comunque sciroppare.
“Water Horse” è veramente fatto bene. Emily Watson è la protagonista, fa la mamma del piccolo eroe ed è, come sempre, bravissima. Mi sono commossa fino alle lacrime per la sorte del mostro di Loch Ness. Forse questo non è normale, ma l’andamento del film era talmente coinvolgente che non potevo farne a meno. Quest’estate in vacanza tutti in Scozia a cerca tracce del simpatico mostro marino.
Ho letto su Io Donna un articolo sulle eco-mamme, un’associazione di madri americane, chiamate anche Gorettes, perchè seguono gli “insegnamenti” di Al Gore, ex vice-presidente degli Usa, ecologista, premio Nobel per la pace e autore del documentario Una scomoda verità, sull’inquinamento che ci soffoca. Queste eco-mamme honno abolito l’auto, accompagnano i figli a scuola a piedi o in bicicletta, mangiano solo cibi “locali” che sono stati coltivati nel giro di poche miglia da dove vivono. E, strano ma vero, ammettono la selvaggina solo se il povero fagiano viveva in zona. Non hanno il giardino ma l’orto, ovviamente riciclano tutto e usano solo giocattoli di legno o stoffa. Credono infatti, giustamente, che per salvare il pianeta si debba agire in prima persona e non aspettare le direttive del governo. Sono vegetariana da tempo immmemorabile, non ho mai usato un omogenizzato di frutta per le mie bambine e non sono mai entrata da MacDonald ma queste eco-mamme non mi sono simpaticissime, perchè penso che siano un po’ delle talabane delll’ecologia. Cioè stiano prendendo troppo alla lettera i loro precetti: ad esempio, non usare l’auto quando si hanno dei bambini piccoli e magari infuria il brutto tempo, significa anche farsi del male. Arriva un giorno in cui si è così frustrate da rinnegare tutto. Negli anni ho incontrato amiche “fulminate sulla via di Damasco” che compravano tutto biologico, si curavano con l’ayurveda e cucinavano intrugli malefici. Però è durato poco. Perchè l’approccio era troppo radicale. Questo temo per le eco-mums, infatti l’articolo su Io Donna si conclude descrivendo anche il pericolo dell’eco-ansia, o meglio ecoanxiety, la sindrome che ti fa temere di non essere abbastanza verde. E allora sono veramente guai e infatti è nato una nuova branca della psicologia, l’ecopsycology che viene curata con l’ecotherapy, una delle massime esperte è la psicologa Linda Buzzell che gestisce appunto questa rivista trimestrale on-line.
In media stat virtus. Sembrerà banale ma è un principio che applicherei a molte situazioni. Anche perchè il rischio serio è quello di impazzire con ecopropositi che facilmente mutano in eco-fobie. E lo stesso motto può andare bene per il precedente post (quello sui compiti a casa, aiutare o non aiutare) Nota: se si decide di aiutare sempre i propri figli con i compiti si consiglia di iniziare sin dall’alfabeto altrimenti si rischiano figuracce con le divisioni (io non so più farle) o con la geografia (dove si trova il monte X?
E’ bene poi tenere sempre a portata di mano vocabolario e atlante e abituarli alla libera consultazione. Fa bene a loro e aiuta VOI a salvare la faccia.