Un anno fa per lavoro ho letto e commentato un libro molto interessante di una giornalista americana, si intitola “Mommy wars” e parla della guerra sotterranea e subdola che si instaura fra le mamme che lavorano e quelle che invece hanno sacrificato la carriera per i figli. Nel libro ci sono interessanti testimonianze. Parlano madri che hanno deciso di continuare il cammino professionale e sono contente, altre che invece hanno mollato tutto e si sentono realizzate. O ancora chi ci ha ripensato: ha lasciato il lavoro e poi l’ha ripreso e chi si è organizzata per lavorare da casa. Le combinazioni sono tante, le mamme creative ma… la guerra continua. Disprezzo, invidia e insicurezza caratterizzano questo conflitto, più o meno intensamente a seconda dellla fase di vita di mamme e bambini. Adesso negli Usa i libri su questo argomento i manuali si sono moltiplicati, creando, come al solito, una profittevole serie. Si auspica sorellanza, solidarietà e comprensione fra le due categorie, ma spesso non accade. Frecciatine e colpi bassi si sprecano comunque. Non voglio addentrarmi nel commentare quale possa essere la scelta migliore, dedicarsi alla carriera o alla famiglia, ma sottolineare che c’è un momento in cui le mamme casalinghe sembrano essere veramente penalizzate: quando i bambini sono ammalati. Ok, non è facile e divertente neanche per chi lavora, ma se i pargoli non sono più tanto piccoli, diciamo in età scolare, e il malanno è una semplice influenza, le mamme lavoratrici si organizzano piuttosto serenamente. Le più smart hanno comunque una persona in panchina per stare con il piccolo malato e tamponando un po’ qui e un po’ là, riescono a cavarsela. Le casalinghe invece, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, sono fottute: il loro mondo si capovolge perchè il piccolo malato incombe. Soprattutto quando è in via di guarigione (ma deve stare ancora in casa) inperversa urbi et orbi. La situazione peggiore la vivono le mamme che lavorano da casa: non riescono mai a concludere nulla perchè i bambini non le mollano un attimo. Allora le scelte sono due: imbottire il pupo di televisione/dvd e play-station /video-games o trasformarsi in simpatiche e frizzanti animatrici non-stop. Di solito dopo un’ora anche l’animatrice/madre più motivata dà forfait e ha quella spiacevole sensazione di esssere agli arresti domiciliari. Sì, proprio come Sandra Lonardo Mastella, che però almeno ha i figli già cresciutelli.
influenza
Mamme perfette si nasce e io, parafrasando Totò, non lo nacqui. Cara extramamma, in passato sono stata una lavoratrice accanita. Poi casalinga felice ma subito dopo qualche mese ex lavoratrice pentita. Il solo pensiero di restare tutto il giorno rinchiusa a casa con un alieno che non parla ma rigurgita come un vulcano e che ogni tre ore ti ciuccia la tetta e sporca un pannolino mi mette l’ansia. Ricordo con orrore le coppette paralatte, i rigurgiti sul maglione, i risvegli notturni, la tosse, i pianti inarrestabili. L’impossibilità di fare una doccia, la latitanza degli amici, la passeggiata ai giardinetti. E poi i pomeriggi di pioggia, il tempo che non passa mai e tuo figlio che scalpita per mettere il naso fuori dalla porta di casa.
Un pensiero affettuoso va a tutte le mamme che non possono scegliere ma che devono necessariamente lavorare tutto il giorno lontane dai propri figli.
Un rimprovero a chi invece chi pensa che la propria presenza in casa sia indispensabile, soprattutto se, come è umano, non se ne ha sempre voglia.
Se mio figlio avesse avuto la facoltà di scelta probabilmente ogni tanto avrebbe preferito una giovane e spensierata babysitter accanto a sé anziché una mamma terribilmente stanca o annoiata. Ma questo non lo sapremo mai. Per fortuna.
m.