L’altra mattina sono salita in auto, parcheggiato più o meno sottocasa, stavo per accendere il motore e mettere la retro, quando ho sentito qualcuno bussare al vetro del mio finestrino.
Ho guardato chi fosse e ho visto un’anziana signora sconosciuta, così impellicciata e imbaccucata da chiamar quasi la Peta.
Le ho lanciato uno sguardo interrogativo e lei mi ha fatto cenno di abbassare il vetro perchè voleva parlarmi.
Il mio primo impulso è stato negativo. Non certo da buona samaritana.
Ho pensato: “Che palle! Adesso questa cosa vuole?”
Ultimamente nella mia zona ci sono un sacco di polemiche sui parcheggi e quindi ho subito temuto che quella tizia volesse protestare per qualcosa che avevo involontariamente fatto.
Invece la signora mi ha spiazzato, con un bel sorriso mi ha detto:
“Può portarmi al centro commerciale?”
(Nel quartiere residenziale dove abito il centro commerciale è la zona dove ci sono il supermercato, la banca, la famacia, i bar, ecc. e dista a piedi circa 5 minuti dalla zona abitazioni)
Faceva un gran freddo e probabilmente la signora non voleva camminare, neanche per una manciata di minuti. Allora l’ho fatta salire, lei è stata amichevole e mi ha trattata come una tassista. Una a cui dire dove andare ma con cui non è tassativo fare anche conversazione.
“Magari mi può portare davanti all’edicola”
“Certo, nessun problema”
Il problema però stava per sorgere quando mi sono fermata e ha aperto la portiera senza badare a un’auto che stava arrivando. Al pelo.
Miracolosamente non c’è stata collisione.
Per bontà divina non sono rimasta senza portiera sinistra.
La signora impelliciata è scesa incolume, con una breve frase di ringraziamento.
Rimasta sola, ho rimesso in moto e sono ripartita alla volta del mio supermercato preferito. Ero ancora stupefatta dall’incontro quando ho ricordato un altro episodio simile, successo tantissimo tempo fa, devono essere passati quasi quindici anni.
Abitavo già nel mio quartiere, in un’altra strada. Avevo anche un’auto diversa.
Un giorno pioveva forte, ero uscita e avevo l’auto parcheggiata sotto casa. Quella volta non avevo neanche fatto a tempo a mettere in moto che si era aperta la porta dalla parte del passaggero ed era entrata, come una furia, una ragazza cinese abbastanza bagnata che mi aveva detto:
“Mi polti alla felmata della 73!”
(la 73 è il mitico autobus che arriva al mio quartiere)
La ragazza era molto carina e anche elegante, così senza fiatare l’avevo portata alla fermata. Anche quella volta ero rimasta basita, poi negli anni avevo quasi rimosso l’evento.
Ora invece che è successo di nuovo, ho capito che era un altro segno del destino.
Dal cielo mi stanno dicendo: basta perdere tempo con la scrittura, devi fare la tassista!