Faccio spesso dei sogni complicati, ma questo di eri notte batte ogni record, quindi ho deciso di condividerlo…
Vivevamo in un mondo sommerso, una specie di Atlantide in uno scatolone, enorme e invisibile.
Tutto succedeva in involucro grandissimo di cui eravamo perfettamente inconsapevoli.
Un giorno però dentro al nostro contenitore, per qualche guasto tecnico o volere divino, cominciò a entrare l’acqua.
Le cose, i mobili, gli oggetti iniziarono improvvisamente a muoversi. A galleggiare.
Nessuno ci aveva avvisato della falla e quando ci rendemmo conto di quello che stava succedendo fu troppo tardi.
Era la fine. E cercai di salvare, non la mia famiglia o il cane, ma solo due cuscini (molto belli) che avevo sopra il letto e un pupazzo di Anita. Una tartarugona di pezza che avevamo da 17 anni, di nome Guga.
Purtroppo il salvataggio non andò a buon fine e in fretta dovetti abbandonare tutto.
Ma fui fortunata perchè qualcuno, non meglio identificato (il creatore? il sabotatore?) mi mise su un misterioso ascensore dicendo:
“Sei l’unica sopravvissuta, sali nel mondo di sopra ad avvisare anche gli altri che tutto sta per finire”
Così arrivai al mondo di sopra, uguale al nostro, ma un piano più in alto.
Ero viva ma senza famiglia, soldi, lavoro, amici. Non avevo più nulla.
Solo i vestiti che indossavo e un’ importantissima missione da compire: avvertire gli altri che tutto stava per finire nel giro di pochissimo tempo.
Cominciai ad andare in giro cercando di spargere la cattiva novella.
Ma purtroppo non mi diede retta nessuno. Non mi credevano.
La fine imminente del mondo, nel giro di pochi giorni, sembrava non interessare.
Tutti erano affaccendati in altro.
Allora pensai di aver sbagliato tattica di comunicazione.
Invece di fare previsioni catastrofiche cambiai angolazione e andai in giro a dire:
“Dai divertiamoci che domani o dopodomani finisce tutto”
Ma anche questa notizia non venne accolta con sufficiente interesse.
Cominciai a pensare che fosse colpa del mio abbigliamento: dimessa, spettinata e anche sporca.
Una bella gnocca viene sempre presa in considerazione, una barbona un po’ meno.
La vita del profeta era dura: dormivo dove capitava, di solito in angoli bui di cortili.
Naturlamente non potevo lavarmi, pettinarmi, truccarmi.
Per colmo di sfortuna poi, una mattina, inciampai anche in un prato e caddi in mezzo a un mucchietto di letame.
Una grossa sfiga perchè non avevo niente per cambiarmi.
Già non mi ascoltavano, con la puzza di cacca nei vestiti la mia credibilità spariva per sempre.
Mentre stavo disperandomi però passò un signora che si fermò incuriosita.
Era la moglie di Renzi (non l’ho mai vista è non so come possa essere spuntata nel mio sogno).
Decise di darmi una mano. Mi passò un paio di fuseaux per cambiarmi i pantaloni.
Color melanzana, molto scoloriti e sformati.
Li aveva con sè in un sacchetto perchè stava per gettarli nel cassonetto della Caritas.
In una situazione normale non li avrei mai e poi mai accettati. Non erano neanche della mia taglia.
Ma in quel momento non potevo permettermi di essere snob.
Così la ringraziai e decisi di metterli.
Ma mi stavano così male che alla fine dallo choc mi sono svegliata.
Questo sogno, pieno di metafore, mi pone molti interrogativi.
Oggi cercherò di decifrarle, chiedendomi soprattutto se sia il caso di intraprendere una carriera da profeta.
scrivi un libro!!!!
Di fantascienza !?!??! non credo di essere in grado 🙂
La vita da profeta ai giorni nostri sarebbe durissima!!
Te lo dico perché il tuo racconto mi ricorda molto un libro che sto leggendo in questo momento: The Second Coming, di John Niven. E’ un romanzo in cui il Signore rimanda il figlio JC (che sta per Jesus Christ, of course) sulla terra per ricordare a tutti il comandamento più importante:
BE NICE!!
E ti assicuro che per non è per niente facile…
Ti credo 🙂
Nessuno vuole veramente essere buono! Comunque il commento è slusinghiero, grazie!