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Nell'area cani - Extramamma

Nell’area cani

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Vi propongo questo post che ho scritto questo post per per il n° 37 di Futura che è uscito esattamente un mese fa, il 15 agosto scorso…

Ci si incontra, annusa e spesso scatta la scintilla. Fa caldo, bisogna muoversi tra la polvere e l’erba un po’ secca. Le code fremono e le zampe scavano.

«Come si chiama?»
«Lola»
«Anche la mia, allora è un bel casino!»

Mi stupisco e vorrei conoscere il motivo della preoccupazione del mio interlocutore, ma non faccio in tempo a chiederlo perché gli squilla il cellulare. Risponde ma si accorge che deve anche fare altro: «Ho incontrato un altro cane che si chiama Lola, ma non posso raccontarti niente, adesso devo tirar su la cacca…»

Un po’ ansioso ma educato. Non mi dispiace, tenendo conto che nell’area cani, dagli umani, ci si può aspettare di tutto. Perché mentre i cani pascolano più o meno vivacemente e seguono i loro istinti, i padroni hanno comportamenti antropologicamente molto interessanti. Mostrano un gran ventaglio di emozioni. Possono essere tutto e il contrario di tutto.

L’importante è condividere: dritte sull’addestramento, sulle abitudini dei loro cani ma soprattutto confidenze, anche personali.

Non è come per i genitori che portano al parco giochi i bambini e si ritrovano ad ammazzare il tempo davanti all’altalena, mentre tengono d’occhio i pargoli. No, gli scambi di esperienze genitoriali, per quanto sinceri e realistici, sono meno disinibiti. Perché nell’animo dei genitori c’è sempre il tarlo, anche minuscolo, dell’insicurezza. La paura dell’inadeguatezza, il timore di venir giudicati. Quindi ci si confida, ma fino a un certo punto.

Fra padroni di cani invece, fra un latrato e un biscottino, ci si lancia senza paracadute nelle rivelazioni. Anche quelle più intime e nostalgiche.

Ci si sente meno vulnerabili perché il punto di partenza della conversazione è «solo» un cane, non un figlio.

Allora si chiacchiera a ruota libera con sconosciuti a cui magari si è solo chiesto: «Maschio?» e poi si racconta di tutto. Svelando che quello è «il secondo o quarto cane…», si ricorda e si visualizza un passato canino. In cui però vengono ripescati anche aneddoti biografici. Parlando della propria famiglia, degli studi e del lavoro.

Si fa outing, ammettendo anche errori imbarazzanti: «Giravo sempre con un marsupio pieno di wurstel per farmi obbedire quando lo chiamavo, in estate era un inferno».

Oppure si rievocano episodi che riavvolgono la matassa dei ricordi fino all’infanzia.

«Sembra un nome strano ma l’ho chiamato come il mio pupazzo preferito da piccolo, quello che mi aveva regalato mio padre quando… blah… blah…»

I proprietari di cani con il pedigree sono generalmente meno logorroici, ma tendono a fare gli esperti: sanno tutto sulle vaccinazioni e si dilungano in pillole molto dettagliate di psicologia canina.
Mentre i padroni dei meticci hanno storie più interessanti da raccontare.
Epopee di cani, nati male, a cui è stata offerta una seconda possibilità. Forse per questo le padrone dei cani non di razza spesso pensano di essere diventate madri dei loro pet.

È una sindrome abbastanza comune, nell’area cani. È facile conoscere signore dall’apparenza impeccabile, magari anche professioniste, che si presentano come «la mamma di Luna… Neve… Chicco».

La sorpresa invece, nel mare magnum della community canina, è stato l’incontro con una simpatica cinquantenne che, dopo essersi accomodata sulla mia panchina, ha attaccato bottone dicendo di essere «la zia di Nanette» e con orgoglio mi ha indicato un cocker cucciolo molto vivace.

Non ho osato chiedere ulteriori dettagli sulla loro parentela.
In Italia ci sono sette milioni di fortunati proprietari di cani: è logico che i legami comincino a diversificarsi!

Mentre nella finzione dei romanzi rosa e nelle commedie romantiche, il cane è ancora raccontato come un cupido peloso utile a fare incontrare, magari attraverso l’incidente di un guinzaglio impigliato e un’orma fangosa, il bello e la bella della trama, dopo anni di passeggiate canine posso garantire che, nella realtà, è molto improbabile che succeda. Almeno non nell’area cani, dove l’amore fra cane e padrone è così diffuso e condiviso da offuscare qualsiasi altro tipo di velleità sentimentale banalmente troppo umana.

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6 Replies to “Nell’area cani”

  1. Ricordo con nostalgia le mie uscite canine ed erano molto simili a quelle che racconti.

    Peccato io non riesca ad iscrivermi a Futura…..non ne ho mai capito il perchè

  2. Non so bene come aiutarti, adesso vedo se trovo un link da inviarti!

  3. nell’area cani da me frequentata a volte (spesso) mi sento ridicola, la mia bassotta moka cammina leeeeeenta e svogliata, Abel l’ex randagione, non vede l’ora di arrivare e tira come un dannato, quindi io mi ritrovo a passo veloce con braccio dentro tirato in avanti da abel e braccio sinistro tutto indietro a tirare moka, diciamo che mi faccio notare per goffaggine :/

  4. Peccato che non frequentiamo la stessa area cani 🙂
    Anche da noi c’è una bassotta lentissima e simpatica, una delle mie preferite!
    Se ogni tanto cambi lato/braccio per tenere Abel fai stretching alla grande!

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