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Gli smartphone non sono una babysitter - Extramamma

Gli smartphone non sono una babysitter

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Questo post sarà impopolare però credo che valga la pena diffondere certe notizie.

Una decina di giorni fa sono stata invitata a una conferenza di psichiatria sulle depressioni e fra i temi affrontati c’era anche il cambiamento della nostra struttura cerebrale provocata dall’uso intensivo di strumenti tecnologici.

Sotto il titolo “Google ci ha cambiato il cervello” sono state affrontate varie problematiche connesse all’utilizzo dei vari device. E mostrate slide impressionanti su come il nostro cervello è mutato negli ultimi anni.

E’ stato ripetuto l’invito a non abusare dei nostri smartphone e tablet prima di addormentarci perchè, come è risaputo, la luce blu degli  apparecchi tecnologici inibisce la produzione di melatonina e interferisce con la qualità del nostro sonno.

Ma noi siamo adulti e possiamo farci del male in modo consapevole mentre un allarme è stato lanciato per quanto riguarda l’utilizzo della tecnologia come baysitter per tenere calmi i bambini.

Le statistiche riportate dicono che i bambini, i nostri poveri nativi digitali, iniziano piccolissimi (lo utilizza il 20% a meno di 1 anno, il 27% a meno di 2 anni, il 54% a meno di 3 anni). Questo fa malissimo perché provoca e amplifica i disturbi del sonno, predispone ad assuefazione e crea per danni comportamentali nella crescita.

Certo, è comodo piazzare in mano al proprio figlio qualcosa che lo incanti, gli impedisca di interagire troppo e dare fastidio. Però non bisognerebbe farlo, almeno fino ai tre anni.

Una volta i bambini si parcheggiavano davanti alla televisione, non era il massimo, ma era un’abitudine decisamente meno dannosa.

Oggi l’assuefazione agli smartphone è fortissima: piccolini in passeggino che giocano con il cellulare si vedono ovunque. Bambini inebetiti con il tablet al ristorante sono oramai una consuetudine.

Poco tempo fa in un bar ho visto una bimba sui due anni che faceva un capriccio, urlando attaccata alla gamba del papà, che non le prestava attenzione perchè parlava con un amico.

Pensavo che la bimba volesse un dolce, una coccola, essere presa in braccio…invece a un certo punto il padre stanco delle urla ha tirato fuori dalla tasca lo smartphone e gliel’ha passato.

Così la piccola tossica tecnologica si è calmata e con le dita grassotelle ha cominciato a giocare, finalmente felice.

E chissenefrega se, come sospettano gli psichiatri, il suo cervello subirà mutazioni!

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6 Replies to “Gli smartphone non sono una babysitter”

  1. circa tre anni fa siamo stati una settimana in vacanza in un albergo per famiglie. Nostra figlia, a tavola, era l’unica a parlare con noi e non avere davanti un tablet con i cartoni animati o un videogioco (non è certo una bambina “finta”, lei disegnava sul menu del giorno (che era usa-e-getta e solo per il nostro tavolo) . E non mi riferisco solo ai piccoli, anche ragazzini di 12_13 anni passavano tutti i pasti con il cellulare o il tablet in mano.
    Mi sono sentita fiera di come mia figlia (all’epoca mi pare avesse 7 anni) sapesse stare a tavola con noi e partecipare al pasto, commentare cosa mangiava o la giornata appena trascorsa.
    Mi rendo conto che stare tanto a tavola per un bambino possa essere faticoso e infatti in certi ristoranti danno fogli e matite ai bimbi, questo lo trovo un pensiero carino.

    1. Grazie della testimonianza purtroppo confermi quello che vedo anch’io sempre nei posti pubblici. Però è una scorciatoia pericolosa che adesso, da quello che ho sentito, sta producendo anche danni psicologici. Perchè i piccoli imparano a essere sempre connessi sin dalla più tenera età e diventano più vulnerabili.
      Gi psichiatri hanno parlato anchedei danni enormi prodotti dal cyber bullismo, non è necessariamente un nesso con l’utilizzo precoce degli smartphone ma comunque se un bambino “vive” già da piccino nel mondo virtuale sarà più facile che possa diventare vittima dei fenomeni più pericolosi del web.

  2. Purtroppo noi siamo i primi a dare il cattivo esempio. Quando avevo i figli piccoli tutta questa tecnologia non esisteva, direi per fortuna, Mi è capitato di vederli questi poveri bambini con lo sguardo perso nei tablet o negli smartphone, Se non li intrattengono così si comportano da selvaggi…..non sanno stare a tavola e soprattutto non sanno più giocare.

    1. Educare è sempre difficile e a volte anche spiacevole, perciò invece di insegnare ai bimbi a comportarsi bene si preferisce anestetizzarli con la tecnologia.
      Imparano a gestire le app ma non a giocare e tantomeno a disegnare, la maestra delle elementari delle mie figlie mi ha raccontato che i piccoli arrivano in prima e oltre a non saper disegnare non conoscono nenache la manualità per tenere in mano la matita.

      Penso quindi che sia necessario trovare un nuovo equilibrio.

      1. Sto vedendo in televisione la pubblicità di un tablet adatto ai bambini sotto i 2 anni !!!!!! Dovrebbero vietarlo. altro che regalarlo per Natale

  3. Come sempre il business se ne frega dell’esigenze della salute 🙁

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